Dopo 10 anni, torna a Genova l’assemblea nazionale di Federagenti. «Ci toccano gli anniversari. Nel 1999 era il 50° della Federazione, quest’anno festeggiamo il 60°», sorride Giovanni Cerruti, presidente di Assagenti Genova e padrone di casa oggi a Palazzo San Giorgio, dove si svolge l’incontro. La scelta di Genova per l’assemblea di quest’anno non è tanto legata alla presidenza nazionale del genovese Filippo Gallo, quanto al fatto che sotto la Lanterna c’è la comunità italiana più consistente di agenti marittimi e broker.

Cerruti, che il 10 giugno presiederà l’assemblea di Assagenti, fa notare che l’evento cade in un momento in cui Genova ha ripreso visibilità internazionale: «Mi sembra che ci siano molti eventi importanti. Dopo l’assemblea di Federagenti, avremo la prossima settimana il convegno europeo sul corridoio 24 coi ministri dei Trasporti dei paesi attraversati dal tracciato. Successivamente ci sarà l’incontro delle Autorità portuali di tutto il mondo, riunite nello Iahp. E a settembre, nel nostro piccolo, organizzeremo il dinner dello shipping internazionale, a cui partecipano ogni due anni circa duemila operatori internazionali».

L’assemblea di Federagenti non si esaurisce nella giornata di oggi, ma prevede per tre giorni una serie di iniziative cominciate ieri con il convegno del Gruppo giovani sulle “Prospettive per il rilancio dell’economia marittima”.

«Queste iniziative, fatte con intelligenza, costituiscono – dice Cerruti – un ritorno di immagine per il porto di Genova. Ma all’immagine occorre far corrispondere la sostanza di un porto più funzionale. Ad esempio siamo choccati dalla vicenda Ferport, che secondo me non è ancora risolta. E’ invece molto importante l’incontro di martedì prossimo, una sorta di G8 europeo sul corridoio 24.

I ministri dovrebbero dare la benedizione a questo progetto, che per noi significa la realizzazione del terzo valico». Che cosa ci si aspetta da questo incontro? «Spero – risponde Cerruti – che si arrivi alla creazione di una task force o di un’agenzia di progetto che faccia sì che i diversi paesi procedano alla stessa velocità. Oggi Paesi Bassi e Germania sono avanti, la Svizzera è a metà strada e l’Italia è ferma. Ci serve una decisione del governo, ora che tutte le forze politiche hanno detto di sì al terzo valico.

Deve anzi essere un impegno dello Stato, che proceda anche se il governo cambia. Si tratta infatti di un’opera dai tempi lunghi, che si può prevedere conclusa nel 2021. Noi operatori siamo consapevoli che se non si farà, ci penseranno Spagna e Francia a far giungere le merci nel cuore dell’Europa. Il porto di Genova resterà al servizio di un mercato locale e verrà toccato da feeder, ma non dalle navi madre.

Invece, con la crisi, il mercato sta sempre più scegliendo l’utilizzo di navi di grande capacità, che vanno più facilmente a Rotterdam e Amburgo che a Genova. Il terzo valico potrebbe invertire questa tendenza e far diventare il nostro porto un punto di riferimento per le merci dall’Asia. E’ un progetto ambizioso, che dev’essere però accompagnato da dragaggi del fondale, gru di banchina maggiori e un sistema doganale efficiente».

(da: avvisatore.ilsecoloxix.it del 22.05.2009)