Tutti fermi a quota 108: è bloccata sulla questione occupazionale la scelta del nuovo soggetto che garantirà le manovre ferroviarie in porto a Genova.

 

Ma, dietro le quinte, i soggetti potenzialmente interessati e a cui l’Autorità portuale ha spedito la lettera con cui si sollecita un’offerta stanno lavorando comunque al dossier, in cerca di una quadra che però oggi sembra difficile. Intanto Marciani, il liquidatore di Ferport, la società cui è finora affidato il servizio, ha chiesto la cassa integrazione a zero ore per i suoi 108 dipendenti ed evitare così la procedura di mobilità quando, a fine febbraio, dovrebbero cessare le attività.

 

I lavoratori dovrebbero poi essere riassunti dalla società che prenderà il posto di Ferport, secondo la clausola sociale imposta dall’Autorità portuale. «Ma con quei numeri – spiega Giovanni Gommellini, manager di Rivalta Terminal Europa – è ben difficile avanzare una proposta economicamente sostenibile. E lo dico con amarezza e il massimo di comprensione visto che stiamo parlando del destino di persone e famiglie. Ma se Ferport è in liquidazione un motivo c’è pure».

 

Rivalta Terminal Europa è uno dei soggetti cui l’Autorità portuale ha spedito la lettera per verificare un possibile interessamento. I manager, pur con lo scetticismo di cui sopra, stanno verificando la fattibilità del piano: hanno i locomotori, già gestiscono le manovre nell’inland terminal di Rivalta e un servizio di treni navetta col Vte di Voltri.

 

Non solo: Rivalta Terminal Europa vuol dire gruppo Gavio, già presente in porto con il Terminal San Giorgio e pronto a fare il grande salto con l’assegnazione del nuovo Multipurpose, alla cui gara partecipa insieme alla famiglia Messina. Le sinergie, insomma, ci sarebbero così come per la Logtainer di Schenone e Negri (quest’ultimo presidente del terminal Sech e coinvolto nell’azionariato del Vte) che sta studiando un’alleanza con gli austriaci di Linea. Ad oggi, pare la soluzione più solida, anche se permangono i dubbi sui livelli occupazionali.

Ma sono al lavoro per un’offerta alternativa anche la società Inrail dell’ex manager Serfer (gruppo Fs) Guido Porta insieme alla Pietro Chiesa di Tirreno Bianchi che, già in occasione della gara, aveva fatto sapere di essere interessata. Rimangono invece alla finestra, almeno per ora, gli altri soggetti cui l’Autorità portuale ha sollecitato un’offerta: tra questi, il nome forse più importante è quello di Sbb, le ferrovie svizzere. Ma c’è anche il gruppo Defendini, tramite Inteco, la “Logica” di Udine e il gruppo Salviati &Santori.

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 14.01.2009)