Altro che effetto serra: il fumo che esce dai comignoli delle navi ha sinora avuto l’effetto di raffreddare il pianeta anziché riscaldarlo. Ma attenzione: i nuovi standard internazionali che impongono l’uso di combustibili a basso contenuto di zolfo potrebbero, paradossalmente, capovolgere la situazione. Trasformando lo shipping in una delle industrie più responsabili del surriscaldamento del pianeta.

 

A questa conclusione, invero un po’ paradossale, sono arrivati gli studiosi – norvegesi, tedeschi e britannici – del Center for international climate and environmental research di Oslo. La ricerca, noteranno i più maliziosi, viene fuori proprio pochi giorni prima della conferenza di Copenhagen sul clima.

 

Conferenza che non parte sotto i migliori auspici – difficilmente arriveranno nuovi standard vincolanti sulle emissioni a livello mondiale – ma che ha in cantiere, tra le altre cose una “fuel surcharge” da applicare a navi e aerei per finanziare attività a sostegno dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico. Sulle nuove norme applicate allo shipping già da tempo si è scatenata la guerra delle lobby.

 

Lo studio di Oslo, però, parte da una prospettiva indipendente e strettamente tecnica. Questa: i carburanti usati per le navi contengono un alto tasso di biossido di zolfo che favorisce l’aggregazione e la formazione delle nubi, contribuendo così a riflettere la luce del sole prima che giunga a terra. Tutto questo bilancerebbe l’effetto delle emissioni di Co2: quelle prodotte dalle navi sono pari al 3,3% del totale.

 

Ma, entro il 2012, l’Imo ha imposto di ridurre la percentuale di zolfo nei carburanti navali al 3,5% entro il 2012 e allo 0,5% entro il 2020. Non solo si ridurrà così l’effetto “schermo”, ma allo stesso tempo i nuovi carburanti, sebbene più ecologici, produrranno più anidride carbonica.

 

Gli scienziati per altro sottolineano che, questo, non è un buon motivo per mantenere carburanti ad alto tasso di zolfo, altamente pericolosi per la salute dell’uomo (sono tra le cause di cancro ai polmoni). Resta il fatto che fu un premio Nobel, Paul Crutzen, a proporre solo qualche anno fa di “fertilizzare” con biossido di zolfo gli alti strati dell’atmosfera come sistema per schermare i raggi del sole.

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 26.11.2009)