Pasini (Cometra): “Prepariamoci ad accogliere le nuove portacontainer”

 

 

 

da Roma

 

In attesa che l'area del Mediterraneo si trasformi in una “zona di libero scambio” (come previsto dalla Dichiarazione di Barcellona del 1995), Autorità portuali, operatori marittimi e istituzioni non possono sottrarsi alla considerazione che, senza adeguati interventi su infrastrutture e senza una politica economica lungimirante, la portualità italiana rischia di essere estromessa dai mercati internazionali.

 

Con questa premessa il presidente della Comunità mediterranea dei trasporti (Cometra), Maurizio Pasini, ha aperto a Roma il convegno sul tema “Trasporti marittimi e zona mediterranea di libero scambio”, ospitato dal ministero delle Infrastrutture.

 

Dal fenomeno del gigantismo navale all'importanza della politica dei corridoi europei: sono state molte le riflessioni sollevate nel corso della tavola rotonda. A proposito del traffico containerizzato, Pasini ha ricordato che “nel futuro si arriverà ad avere navi talmente grandi che faranno un solo scalo nel Mediterraneo. Stiamo parlando di portacontainer da 10.000, 12.000 teu con velocità di 30 nodi, che costringeranno i porti hub a rivedere le loro infrastrutture e i loro pescaggi, oltre che a rendere sempre più veloci le operazioni di carico e scarico. Nasceranno così porti hub di prima categoria, dai quali navi da 2.000, 3.000 teu effettueranno servizi feeder verso scali di seconda categoria: da qui, a loro volta, partiranno unità da 1.000 teu destinate ai porti di terza fascia”. Negare il fenomeno del gigantismo, secondo Pasini, significa rifiutare una sfida epocale, che potrebbe riservare brutte sorprese agli scettici: “Fra gli studi in atto, ne esiste uno dell'accademico olandese Nico Wijnolst che ha sviluppato un progetto per una portacontenitori da 18.000 teu. La nave sarà lunga 400 metri, larga 60 e necessiterà di 21 metri di pescaggio. Ricordo che le attuali panamax non superano i 32 metri di larghezza. Non è casuale, allora, che il Canale di Suez stia aumentando il pescaggio in modo da accogliere le unità da 230.000 tonnellate”.

 

Di fronte a uno scenario di questo tipo, l'inadeguatezza della maggior parte dei porti mediterranei è evidente: “Mi riesce difficile parlare di questi scali – ha detto Pasini – se non per invitarli a migliorarsi e potenziarsi. Per quanto riguarda i porti italiani, che crescono a un ritmo che è circa la metà di quelli europei, suggerirei la stesura di un nuovo Piano nazionale dei trasporti che stabilisca definitivamente la specializzazione dei singoli scali. Oggi esistono troppi porti che vogliono occuparsi di tutto, polverizzando i finanziamenti statali. Considerata la limitatezza dei fondi, è necessario distribuirli in relazione alle possibilità e alle potenzialità dei singoli porti”.

 

Interventi strutturali, secondo il numero uno di Cometra, sono necessari anche per sostenere il settore delle Autostrade del mare: “Per renderle funzionanti dobbiamo eliminare i colli di bottiglia esistenti nei porti, incrementare le infrastrutture fisiche e informatiche, snellire i vincoli procedurali e dotare gli scali dei piazzali necessari alla movimentazione delle merci”.

 

Francesco Ferrari