Il caso-Ancona, di cui il Journal ha parlato nello scorso numero con l'intervista a Renato Morandi, minaccia di diventare il primo episodio in Italia di sciopero contro la security. Il 27 aprile il porto si fermerà per protestare contro il piano di sicurezza messo a punto dall'Autorità portuale per il porto storico, quello dedicato ai passeggeri. La paura è che venga penalizzato il traffico dei traghetti. Al di là delle ragioni e dei torti, si tratta di un campanello d'allarme che segnala quello che potrà rappresentare in futuro il problema della sicurezza anche in altri nodi del trasporto intermodale. La nostra economia non può costruire steccati troppo rigidi senza snaturare se stessa e modificare il proprio funzionamento. In molti casi si sta tentando di sopperire alla rigidezza dei controlli con l'aiuto della tecnolgia, quando questa consente di aumentare la sicurezza mantenendo l'efficienza del sistema. In parole povere, quando non rallenta i flussi della merce e dei passeggeri. Ma ci sono casi, come quello di Ancona, in cui la soluzione non è a portata di mano e allora i nodi vengono al pettine. Dopo la protesta di agenti marittimi, spedizionieri e spedizionieri doganali anconetani, di cui si era fatto portavoce Morandi, adesso sono i sindacati a farsi sentire. La Filt-Cgil ha infatti deciso di inidre una giornata di mobilitazione, appunto il prossimo 27 aprile, per protestare contro il piano della sicurezza, che sta gradualmente filtrando ingressi e uscite e aumentando i controlli nello scalo. Alla decisione, oltre ai rappresentanti dei lavoratori, hanno partecipato vari operatori, dai servizi alle agenzie marittime, dagli esercizi commerciali alla ristorazione, fino all'assessore Pierfrancesco Benadduci in rappresentanza del Comune. A rischio, secondo Maurizio Amadori della Filt-Cgil delle Marche, ci sarebbero almeno una decina di posti di lavoro.