Il consorzio Iso (International standard organization) ha modificato lo standard 18185, aggiungendo una serie di nuovi protocolli per garantire la comunicazione fra sensori interni al container e sigilli elettronici senza l'introduzione di ulteriori standard. Questo faciliterà in particolare i produttori di tecnologia Rfid. La normativa Iso 18185 fa rifermento ai sigilli elettronici e relativi strumenti e tecnologie. Generalmente lo scopo di uno standard per i sigilli elettronici è consentire ai porti di riconoscere automaticamente quali sono i contenitori che viaggiano con sigilli manomessi. Il sigillo da solo però non basta a garantire la sicurezza del trasporto. Se un sigillo rotto è segno di intrusione, è vero che un container può essere violato anche di lato o dal tetto, lasciando intatto l'ingresso. Per questo sono stati introdotti i sensori interni. I dati rilevati dal sensore devono però essere raccolti dal sigillo e si pone quindi la necessità di mettere in comunicazione i due strumenti. Finora il problema doveva essere risolto caso per caso dai produttori, adesso basta che questi seguano le indicazioni dello standard 18185. Nonostante i pur utili e necessari sforzi dell'Iso, occorre però aggiungere che la vera spinta alla diffusione dei sigilli elettronici può essere data solamente dai governi. Dipende da loro l'emanazione di una normativa tale da garantire un miglior trattamento e tempi di controllo più rapidi ai containers muniti di sigilli elettronici. I container etichettati come sicuri e spediti da porti sicuri e da operatori fidati potrebbero viaggiare attraverso la supply chain senza ulteriori controlli. Questo porterebbe due risultati. Da un lato libererebbe spazio per lo stoccaggio dei container all'interno dei porti, perché una parte della merce circolerebbe più rapidamente. Dall'altro gli operatori potrebbero ottenere una migliore gestione del loro parco contenitori. Per capire il senso dell'innovazione portata dai nuovi protocolli dell'Iso 18185, ripercorriamo le procedure di controllo che vengono utilizzate in tutti i porti. Una volta che il sigillo è stato applicato al container è possibile per gli operatori portuali assegnare ogni container a una delle seguenti categorie: sigillo intatto, senza sigillo, sigillo manomesso. I container identificati come manomessi (categoria sigillo manomesso) possono essere subito ispezionati dalle autorità. lo stesso vale per quelli senza sigillo. In questo caso rimarrebbero da trattare solamente i container a sigillo intatto. Bisogna a questo punto considerare che l'integrità di un contenitore può essere violata anche lateralmente e non solo direttamente dalle porte principali. Per proteggere da eventuali intrusioni vengono proposti sistemi che controllano l'ambiente interno del contenitore. Grazie allo standard introdotto dal consorzio Iso – e qui sta la semplificazione – non sarà necessario promuovere un'ulteriore standardizzazione dei sensori preposti al controllo dell'ambiente interno al container, poiché essi potranno comunicare con il sigillo semplicemente rispettando le indicazioni dell'Iso 18185. Insomma, i tempi paiono tecnologicamente maturi perché anche la politica faccia la sua parte e i governi promuovano “green lanes” , corridoi preferenziali a favore dei contenitori chiusi con i nuovi sigilli elettronici. Altrimenti non solo questa tecnologia non avrà mai la possibilità di essere sfruttata a pieno, ma come conseguenza i porti continueranno a mantenere un elevato grado di rischio.