130, 5 milioni di euro: è questo l’ammontare dei fondi per la security che stanziò, nel maggio 2004, il ministero delle infrastrutture e trasporti allora presieduto da Pietro Lunardi. Una direttiva dell’Unione Europea aveva infatti imposto, in seguito agli attentati dell’11 settembre, che fossero attuati provvedimenti per la sicurezza sulle banchine. In questa direzione andavano le risorse stanziate dal governo, distribuite con criterio di gradualità a seconda delle dimensioni dei porti.
A più di quattro anni di distanza abbiamo voluto verificare in cosa si fossero concretizzati, nei vari porti, i provvedimenti in favore della security, dal momento che spesso gli operatori hanno lamentato di non notare realizzazioni in questo senso.
Interpellato in proposito il responsabile per la sicurezza dell’Autorità portuale di Genova, Luciano Borselli, tiene a precisare: “Già prima degli stanziamenti del 2004 il porto Genova era a un buon punto per quanto riguarda la security; era a un buon livello per quanto riguarda la Csi (Container Security Initiative) ed era stato terreno privilegiato per la sperimentazione degli scanner delle dogane”.
I 9 milioni di euro dati a Genova nel 2004, comunque, sono stati impiegati interamente e sono andati sostanzialmente in due direzioni, come spiega ancora Boselli: “Miglioramento in area S. Benigno dei presidi territoriali delle istituzioni come Dogana, Guardia di Finanza e controlli ai varchi; questi lavori hanno subito ritardi, ma verranno ultimati entro la fine dell’anno. Inoltre sarà avviato (e completato per la fine del 2009) un programma di automazione delle procedure di varco grazie a tessere magnetiche; questo piano prevede inoltre un allargamento dell’anagrafe portuale ai conducenti dei tir”.
Francesco Oliva