Confermate le 15 Autorità di Sistema Portuale. Monti (Assoporti): «muovere una macchina amministrativa e normativa ferma da oltre vent’anni equivale a smuovere un macigno»

Ieri il governo ha approvato in via definitiva il decreto legislativo di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle Autorità Portuali”, presentato dal ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, e di semplificazione delle procedure all’interno dei porti. «Sono – ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio – due provvedimenti molto importanti: da un lato una semplificazione molto rilevante, con l’Agenzia delle Dogane che all’interno dei porti assume anche tutti gli altri provvedimenti amministrativi con lo Sportello Unico dei controlli, che quindi diventa – nello spirito della “riforma Madia” – uno sportello che raduna tutti i procedimenti amministrativi e li semplifica». Da qui – ha evidenziato Delrio – «più possibilità per le imprese, più possibilità per i nostri porti di diventare davvero motori di sviluppo economico. È quindi una riforma che mira a rendere il “sistema mare” più capace di promuovere occupazione e sviluppo economico in un sistema fortemente competitivo».
Il ministro ha spiegato che «dall’altro lato c’è la semplificazione della governance: dai 57 porti di interesse nazionale – ha specificato Delrio – si passa a 15 Autorità Portuali; il consiglio di amministrazione (denominato Comitato di gestione, ndr) viene ridotto a poche unità, a tre o cinque unità rispetto ai 22-23 membri degli ex Comitati Portuali che quindi determinavano ovviamente anche conflitti di interesse perché erano tutti seduti a questo tavolo, ma soprattutto – sul modello dei migliori porti nordeuropei – si crea appunto un consiglio di amministrazione con ampie facoltà e rapidità di decisione».
«In questo decreto – ha proseguito il ministro – viene sottolineata una forte centralizzazione del coordinamento: cerchiamo di coordinare di più gli investimenti potenziali, di fare in modo che si eviti la competizione tra sistemi territoriali vicini pochi chilometri e si cerchi invece, come “sistema Paese”, di offrire l’Italia come un grande molo a disposizione nel sud del Mediterraneo, con politiche coordinate di investimenti e quindi con una cooperazione tra i sistemi, una cooperazione che è dal lato della portualità e dal lato della logistica, tant’è vero che le Autorità si chiameranno Autorità di Sistema Portuale, perché vogliamo che il porto di Genova e Savona diventi il porto della Svizzera e del sud della Germania. Abbiamo già fatto accordi e stiamo facendo accordi e vogliamo che i porti del nord Adriatico movimentino le merci dell’Austria e di tutto l’est europeo. Quindi – ha concluso Delrio – c’è l’ambizione di sfruttare la nostra posizione geografica per promuovere lo sviluppo economico»..
Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri conferma le 15 Autorità di Sistema Portuale (AdSP) definite nell’ultima versione del provvedimento legislativo, con sedi nei porti definiti “core” secondo la normativa europea, ovvero le AdSP del Mar Ligure Occidentale (porti di Genova, Savona e Vado Ligure), del Mar Ligure Orientale (porti di La Spezia e Marina di Carrara), del Mar Tirreno Settentrionale (porti di Livorno, Capraia, Piombino, Portoferraio, e Rio Marina e Cavo), del Mar Tirreno Centro-Settentrionale (porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta), del Mar Tirreno Centrale (porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia), dei Mari Tirreno Meridionale, Jonio e dello Stretto (porti di Gioia Tauro, Crotone [porto vecchio e nuovo], Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Messina, Milazzo, Tremestieri, Vibo Valentia e Reggio Calabria), del Mare Di Sardegna (porti di Cagliari, Foxi-Sarroch, Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Oristano, Portoscuso-Portovesme e Santa Teresa di Gallura [solo banchina commerciale]), del Mare di Sicilia Occidentale (porti di Palermo, Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani), del Mare di Sicilia Orientale (porti di Augusta e Catania), del Mare Adriatico Meridionale (porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli), del Mar Ionio (porto di Taranto), del Mare Adriatico Centrale (porti di Ancona, Falconara, Pescara, Pesaro, San Benedetto del Tronto [esclusa darsena turistica] e Ortona), del Mare Adriatico Centro-Settentrionale (porto di Ravenna), del Mare Adriatico Settentrionale (porti di Venezia e Chioggia) e del Mare Adriatico Orientale (porti di Trieste e Monfalcone).
Alle 15 Autorità di Sistema Portuale viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area e funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. Le Autorità di Sistema Portuale avranno al loro interno due sportelli unici. Le Regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di Sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale.
Il decreto prevede che il Comitato di gestione delle Autorità di Sistema Portuale venga guidato da un presidente manager, di comprovata esperienza nell’economia dei trasporti e portuale e con ampi poteri decisionali. Il presidente verrà scelto dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti d’intesa con la Regione o le Regioni interessate dall’Autorità di Sistema.
Rispetto ai precedenti Comitati Portuali, i rappresentanti degli operatori e delle imprese faranno parte, invece, degli “Organismi di Partenariato della Risorsa Mare” con funzioni consultive: potranno partecipare al processo decisionale, ma non potranno più votare atti amministrativi.
Con lo scopo di garantire la coerenza con la strategia nazionale , il decreto conferma l’istituzione di una “Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale”, istituzionalizzata e presieduta dal ministro, al fine di definire una programmazione nazionale delle scelte strategiche e infrastrutturali e un Piano regolatore portuale nazionale.
Quanto alla semplificazione burocratica, il decreto prevede, rispetto agli attuali 113 procedimenti amministrativi svolti da 23 soggetti, l’istituzione di due Sportelli con l’obiettivo di abbassare drasticamente i tempi di attesa. Sono lo Sportello Unico Doganale per il Controllo sulla merce, istituito sulla base delle semplificazioni introdotte dall’Agenzia delle Dogane, e lo Sportello Unico Amministrativo per tutti gli altri procedimenti e per le altre attività produttive in porto non esclusivamente commerciali.
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno plaudito al varo del provvedimento di riforma della governance portuale: «il provvedimento, contenendo anche aspetti importanti per le organizzazioni sindacali quali la partecipazione attiva ai meccanismi decisionali – hanno rilevato i tre sindacati – contiene strumenti in grado di allinearci ai Paesi più avanzati sostenendo le azioni di sviluppo, crescita e competitività necessari al rilancio del sistema portuale italiano». Secondo Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, «evitare ulteriori e dannose sfilacciature nel nostro sistema trasportistico nazionale è l’obiettivo primario da raggiungere e la riforma in ottica di sistema potrebbe avere tali potenzialità».
Le tre organizzazioni sindacali hanno sottolineato che «adesso, come primo atto, il ministro Delrio dovrà nominare i 15 presidenti delle nuove AdSP facendo uscire dalle secche la portualità italiana che da troppi anni ha continuato ad arenarsi in commissariamenti che sono stati un danno per diversi scali, facendoci perdere in competitività».
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno specificato che questo provvedimento costituisce però solo un primo passo – «dopo la governance – hanno specificato – è necessario continuare sulla via tracciata dal PSNPL (Piano Strategico Nazionale Porti e Logistica) adottato dal governo. Adesso è urgente proseguire il confronto sul lavoro portuale per rilanciare specialità, specificità e professionalità, caratteristiche su cui si fondano l’efficienza e la competitività dei nostri scali con uno sguardo particolare alla sicurezza. In questo senso il tavolo di confronto con le parti sociali al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – hanno osservato – si dovrà formalmente avviare per definire eventuali modifiche agli attuali assetti, anche in relazione all’evoluzione del lavoro portuale, e considerata la necessaria qualificazione e specializzazione dei lavoratori, anche sotto il profilo dell’accesso alle previsioni di legge in materia di lavori usuranti».
Anche per l’Associazione dei Porti Italiani (Assoporti), organizzazione che rappresenta le attuali Autorità Portuali, con il provvedimento licenziato dal Consiglio dei ministri è stato compiuto «il primo fondamentale passo di una riforma della portualità», ed è questa di per sé – ha sottolineato il presidente di Assoporti, Pasqualino Monti – una notizia di enorme significato politico e di grandi prospettive. Muovere una macchina amministrativa e normativa ferma da oltre vent’anni – ha aggiunto – equivale a smuovere un macigno. Ora spetterà a tutti noi, amministratori e operatori, impedire che il progetto si fermi alle prime difficoltà e traguardi invece quei risultati di efficienza e produttività che sono essenziali non solo per il sistema logistico e portuale italiano, ma per l’intera economia del Paese. I porti italiani e Assoporti – ha concluso Monti – sono chiamati quindi a uno sforzo senza precedenti di sostegno e di supporto intelligente all’azione del governo e del Parlamento».
La Federazione Nazionale Agenti, Raccomandatari Marittimi e Mediatori Marittimi (Federagenti) ha manifestato «soddisfazione per l’approvazione del decreto che segna l’avvio della riforma dei porti», ma anche «forte preoccupazione per le voci insistenti riguardo a un rinvio nella scelta dei presidenti che dovranno essere posti alla guida delle nascenti Autorità di Sistema Portuale e quindi per il rischio di prolungare il commissariamento delle vecchie Autorità Portuali e generare situazioni di stallo operativo e decisionale». «Il primo passo – ha concordato il presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci – è stato compiuto, ma ora le scelte dei nuovi presidenti, dovranno essere coerenti con l’attribuzione di grandi poteri a questa figura dalla cui capacità professionale deriverà una importante percentuale di successo futuro del porto e del sistema logistico che sul porto insiste. E auspichiamo che queste scelte possano essere anticipate già nel momento di nomina dei commissari».
Tra le prime reazioni delle istituzioni locali al varo definitivo del provvedimento sulla governance dei porti italiani, quella della presidente della Regione Friuli Giulia secondo cui il nuovo assetto approvato dal governo «dopo un largo e approfondito confronto – ha spiegato Debora Serracchiani – va incontro alle esigenze di semplificazione e velocizzazione delle procedure, che sono ormai fattori irrinunciabili per proporsi come competitori dei grandi hub portuali del Nord Europa e del Sud del Mediterraneo».
Per Serracchiani, «la riduzione del numero delle Autorità, l’integrazione con i sistemi logistici e la razionalizzazione della loro governance con il nuovo ruolo attribuito all’Agenzia delle Dogane rappresentano un’autentica e virtuosa rivoluzione». «Approvato il decreto – ha aggiunto – ora si proceda speditamente alla nomina dei presidenti. Per il porto di Trieste – ha ribadito Serracchiani – l’amministrazione regionale è pronta a dare l’intesa al governo sul nome di Zeno D’Agostino (l’attuale commissario straordinario dell’Autorità Portuale, ndr). La nostra è stata un’ottima scelta, che ha saputo anticipare nei fatti lo spirito della riforma ed è evidente che non c’è motivo per cambiare comandante quando la nave va nella direzione giusta».
In merito alla governance unica per i porti di Trieste e Monfalcone sotto la guida dell’Autorità di Sistema del Mare Adriatico Orientale, Serracchiani ha ricordato che «la Regione ha sempre ritenuto che il porto di Monfalcone, al pari di quello di Trieste, dovesse essere ricompreso nell’Autorità di Sistema con adeguata rappresentanza territoriale, sin dall’entrata in vigore del decreto legislativo. In questo senso – ha proseguito – ci siamo mossi nei confronti del governo e le nostre ragioni. Siamo soddisfatti non solo per il recepimento delle nostre istanze da parte del governo, ma anche per le modalità del percorso fatto, che hanno portato a condividere questi risultati con l’amministrazione comunale di Monfalcone, l’Azienda speciale del porto e le altre istituzioni del territorio».

Articolo realizzato da InforMare S.r.l. – Riproduzione riservata