Siamo preoccupati – ha scritto Maggs a Lim – che abbiate scelto di criticare coloro che stanno rispondendo in modo adeguato, tempestivo e proporzionato al pressante appello all’azione dell’accordo di Parigi

La decisione del segretario generale dell’International Maritime Organization (IMO), Kitack Lim, di inviare una lettera ai massimi rappresentanti dell’Unione Europea sollecitando l’UE a non assumere decisioni unilaterali in materia di emissioni del trasporto marittimo e a lasciare che questo aspetto dello shipping venga regolamentato dall’IMO, non è andata affatto già alla Clean Shipping Coalition (CSC), l’organizzazione internazionale non-profit e non governativa che si occupa delle questioni ambientali legate al trasporto marittimo.
Il presidente della CSC, John Maggs, ha così inviato a sua volta una lettera al presidente dell’IMO in cui lamenta che la Clean Shipping Coalition «è sorpresa e delusa per la sua lettera inviata al presidente del Parlamento europeo che critica la decisione del mese scorso dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo di includere le emissioni dello shipping nell’Emissions Trading Scheme dell’UE».
«La decisione di includere il trasporto marittimo nel sistema EU ETS – ha rilevato Maggs nella missiva – è stata assunta dal Parlamento europeo, i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini europei e quindi hanno legittimità diretta nel processo decisionale dell’UE. Come rappresentanti della società civile e come osservatore presso l’IMO (status che la CSC ha ottenuto nel 2010, ndr), noi – ha spiegato Maggs – non pensiamo che sia appropriato che voi, in veste di segretario generale dell’IMO, un organismo essenzialmente non eletto, interferiate nel processo democratico interno dell’UE. Le vostre azioni sono particolarmente preoccupanti in quanto la misura dell’UE a cui vi opponente rappresenta una risposta tempestiva ed equilibrata all’urgente problema dell’aumento delle emissioni delle navi ed è stata definita per aiutare l’UE a rispettare gli impegni previsti dall’accordo di Parigi e quindi aiutare a prevenire cambiamenti climatici catastrofici».
«Infatti – ha proseguito il presidente della CSC nella lettera indirizzata a Lim – la decisione assunta il mese scorso dalla Commissione Ambiente include una disposizione di compromesso in base alla quale il trasporto marittimo sarà incluso nel sistema EU ETS dell’UE solo dal 2023 e solo se l’IMO non riuscirà a definire un accordo globale sulle emissioni delle navi secondo la propria tabella di marcia sui gas serra recentemente concordata. Siamo preoccupati che il vostro intervento suggerisca che voi pensiate che l’IMO potrebbe non riuscire ad onorare la promessa di concordare una nuova misura globale sui gas serra».
Oltre a biasimare la decisione di esortare le istituzioni dell’UE a non assumere proprie iniziative per limitare le emissioni dello shipping, Maggs ha criticato anche quello che l’organizzazione da lui presieduta ritiene sia l’inadeguato impegno profuso dall’International Maritime Organization per affrontare questo problema. «All’IMO – ha ricordato – nel 1997 è stato affidato dal Protocollo di Kyoto il compito di affrontare il tema delle emissioni di gas serra dello shipping. Nei 20 anni trascorsi da allora ha concordato solamente una misura, l’Energy Efficiency Design Index (EEDI). Come la recente revisione dell’EEDI ha dimostrato – ha osservato il presidente della CSC – nella sua forma attuale questa misura non è adatta allo scopo e lo scorso anno l’IMO ha pure rinviato fino al 2018 ogni considerazione sul rafforzamento la sua severità».
«L’accordo di Parigi – ha proseguito Maggs – prevede che tutti i settori e che tutte le emissioni vengano affrontati con urgenza per evitare cambiamenti climatici catastrofici. La risposta dell’IMO a ciò è stata di riavviare un programma di lavoro che risale al 2003, che ora prevede un sola azione in un arco di tempo di sette anni. Il problema del cambiamento climatico – ha denunciato Maggs – è troppo urgente e non possiamo permetterci di sederci e aspettare la sola azione dell’IMO».
«Siamo preoccupati – ha affermato inoltre Maggs rinnovando la critica all’esortazione rivolta da Lim alla UE – che piuttosto che affrontare il problema con quegli Stati membri dell’IMO e quelle organizzazioni di settore che ostacolano i progressi delle iniziative per il clima riferite allo shipping, voi abbiate scelto di criticare coloro che stanno rispondendo in modo adeguato, tempestivo e proporzionato al pressante appello all’azione dell’accordo di Parigi».
«L’IMO – si legge ancora nella lettera di Maggs – sembra ritenere di godere di un diritto esclusivo nell’agire in questo campo, al di là di quanto tempo ciò potrebbe richiedere. Sia il protocollo di Kyoto che l’accordo di Parigi riconoscono l’urgente necessità degli Stati avanzati di assumere l’iniziativa. Un’azione unilaterale o regionale assunta da questi Stati avanzati, o da chiunque altro, non è in contrasto con l’accordo di Parigi o con l’IMO. Costituisce piuttosto un importante sforzo complementare».
Nella lettera Maggs ha pertanto definito «deplorevole» «l’intervento dell’IMO nel processo democratico dell’UE». «Ora signor segretario generale – ha concluso il presidente della Clean Shipping Coalition rivolgendosi direttamente a Lim – auspichiamo che lei faccia un bilancio e indirizzi i suoi sforzi verso quegli Stati membri dell’IMO e verso altri che stanno bloccando e rallentando l’azione a livello IMO, in modo da poter raggiungere più rapidamente un accordo mondiale ambizioso sulle emissioni di gas serra dello shipping. Su ciò siamo in grado di rassicurare lei e l’IMO circa il continuo supporto della CSC».

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