Verhoeven: è necessario includervi cantieri che già soddisfano gli standard internazionali stabiliti dalla Convenzione di Hong Kong

L’associazione degli armatori europei ha evidenziato che la capacità dei cantieri di demolizione navale che sono stati inclusi nel primo elenco di impianti di riciclaggio delle navi autorizzati ad operare dall’UE non è sufficiente per soddisfare gli obiettivi di capacità fissati dall’Europa per questo tipo di attività.
La prima lista, che è stata definita dalla Commissione Europea alla fine dello scorso anno , include 18 impianti di riciclaggio delle navi tutti situati in Europa. «Se l’elenco dell’Unione Europea può servire ad elevare gli standard di riciclaggio delle navi in tutto il mondo e rispondere alla domanda di riciclaggio – ha spiegato il segretario generale dell’European Community Shipowners’ Associations (ECSA), Patrick Verhoeven – l’attuale elenco dimostra chiaramente la necessità di includervi cantieri navali di paesi terzi e in particolare quelli che già soddisfano gli standard internazionali stabiliti dalla Convenzione di Hong Kong sul riciclaggio delle navi sicuro e compatibile con l’ambiente».
L’associazione armatoriale ECSA ha osservato che la prima lista di cantieri autorizzati ad effettuare attività di demolizione navale dall’UE, in quanto sono stati giudicati sicuri per i lavoratori e la loro attività è stata ritenuta compatibile con l’ambiente, raggiunge solo il 35% dell’obiettivo di capacità di riciclaggio delle navi fissato dall’Unione Europea. L’associazione ha ricordato che la Commissione Europea ha ricevuto domande di ammissione a questo elenco da parte di cantieri di paesi terzi, ma queste richieste sono ancora all’esame delle autorità europee e nel corso di quest’anno saranno effettuate ispezioni in questi stabilimenti per verificare le loro credenziali.
L’ECSA ha evidenziato inoltre che «la Convenzione di Hong Kong dell’IMO ha già un profondo impatto sul settore dato che i cantieri di demolizione navale hanno assunto provvedimenti per rispettare le sue prescrizioni, anche se la stessa Convenzione non è ancora entrata in vigore. Ciò – ha ricordato l’associazione degli armatori europei – è in particolare il caso di una serie di cantieri di Alang, in India». Secondo l’ECSA, «dare a questi cantieri il riconoscimento dell’UE incoraggerà gli altri a migliorare i propri standard e a candidarsi per essere ammessi a loro volta nell’elenco. Inoltre consentirà di garantire una capacità sufficiente e adeguata sulla lista UE, non solo in termini di volumi, ma anche in termini di dimensioni delle navi che possono essere smantellate. A sua volta, ciò faciliterà una rapida entrata in vigore della convenzione di Hong Kong, creando parità di condizioni nel mercato globale del riciclaggio delle navi».
«Nel 2016 – ha rilevato Verhoeven – circa 150 navi portacontainer sono state inviate alla demolizione, mentre l’attuale elenco dell’UE permetterebbe il riciclaggio di sole 16 navi portacontainer di minor dimensione tenendo in considerazione i vincoli dei cantieri europei in termini di lunghezza e pescaggio delle navi. E questo è relativo ad un solo tipo di navi. Noi quindi incoraggiamo fortemente la Commissione ad ampliare al più presto l’elenco a strutture extra-europee».
L’ECSA ha concluso ricordando che, una volta che il regolamento UE sul riciclaggio delle navi entrerà in vigore, tutte le navi che navigano sotto bandiera UE saranno tenute ad utilizzare un impianto di riciclaggio autorizzato e che ciò avverrà a decorrere dalla prima di due date, ovvero a sei mesi dalla data in cui il volume combinato massimo annuo di riciclaggio delle navi degli impianti di riciclaggio iscritti nell’elenco europeo rappresenta almeno 2,5 milioni di tonnellate di dislocamento a vuoto oppure il 31 dicembre 2018.

Articolo realizzato da InforMare S.r.l. – Riproduzione riservata