Stabilito il pagamento di una somma forfettaria di tre milioni di euro per 29 mesi di ritardo

Alla fine dello scorso mese, dopo lunghe trattative interrotte e poi riavviate e intramezzate da una serie di proteste che hanno rallentato e talvolta bloccato il lavoro sulle banchine dei porti spagnoli, i sindacati che rappresentano i lavoratori portuali spagnoli e l’ANESCO, l’associazione che rappresenta la maggioranza dei terminalisti portuali nazionali, hanno raggiunto un accordo che ha posto fine agli scioperi.
La miccia che aveva innescato i contrasti tra le parti era stata una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE pronunciata alla fine del 2014 con cui veniva accertato che la Spagna era venuta meno agli obblighi relativamente al principio di libertà di stabilimento definito dal Trattato sul funzionamento dell’Unione in quanto la legislazione spagnola imponeva alle imprese di altri Stati membri che intendevano esercitare attività di movimentazione delle merci nei porti spagnoli da un lato di registrarsi presso una società per azioni che gestisce i lavoratori portuali – ovvero le SAGEP (Sociedad Anónima de Gestión de Estibadores Portuarios), le società istituite dalla normativa spagnola che hanno lo scopo di gestire la messa a disposizione dei propri azionisti dei lavoratori portuali – nonché, eventualmente, di partecipare al capitale di queste società, e, dall’altro, di assumere con priorità lavoratori messi a disposizione da tali società, una minima parte dei quali è impiegata in modo permanente .
Da allora i tentativi dei governi spagnoli di modificare la legislazione nazionale in materia portuale per adeguarla alle norme europee ed evitare di incorrere in sanzioni erano stati contrastati dalle organizzazioni sindacali, tentativi che hanno infine condotto al varo del regio decreto legge 8/2017 dello scorso 12 maggio, che è entrato in vigore il 14 maggio e che ha modificato le norme sul lavoro portuale, provvedimento che ha riattizzato la conflittualità ed ha provocato nuove proteste e scioperi conclusi infine con l’accordo dello scorso 29 giugno.
Se il regio decreto legge ha consentito alla Spagna di evitare di incorrere in pesanti sanzioni per inadempimento in materia di liberalizzazione del settore dei servizi portuali, il rischio non è stato tuttavia del tutto scongiurato dato che ieri la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato l’inadempimento della Spagna ed ha comminato una multa forfettaria di tre milioni di euro.
Questa sentenza, peraltro, non contesta che la Spagna abbia adempiuto ai propri obblighi e lo abbia fatto proprio adottando il decreto legge dello scorso maggio. Contesta invece che Madrid abbia impiegato troppo tempo per modificare la propria legislazione in materia portuale adeguandola alle norme UE.
Il termine entro cui la Spagna avrebbe dovuto adottare i provvedimenti necessari per conformarsi alla sentenza del 2014 era scaduto il 20 settembre 2015, e all’inizio del 2016 la Commissione Europea aveva deciso di proporre un secondo ricorso contro la Spagna dinanzi alla Corte di Giustizia per inadempimento e per chiedere l’imposizione di sanzioni pecuniarie.
Se a seguito dell’adozione del regio decreto legge 8/2017 la Commissione Europea aveva ritenuto che così facendo la Spagna avesse ormai adottato tutti i provvedimenti necessari all’esecuzione della sentenza del 2014, Bruxelles – pur rinunciato al suo ricorso nella parte riguardante la penalità – aveva tuttavia mantenuto il ricorso per quanto riguarda il pagamento di una somma forfettaria
Con la sentenza di ieri la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha quindi accertato che la Spagna non aveva adottato, una volta decorso il termine fissato dalla Commissione, i provvedimenti necessari all’esecuzione della sentenza del 2014 e, pur ritenendo che a Spagna abbia dimostrato la sua buona fede, in particolare collaborando strettamente con la Commissione Europea durante il procedimento precontenzioso, la Corte ha rilevato che l’inadempimento contestatole si è protratto per un periodo di tempo significativo, essendo trascorsi 29 mesi tra la data della sentenza del 2014 e l’entrata in vigore della nuova normativa che ha reso conforme la legislazione nazionale al dispositivo di tale sentenza.
Inoltre la Corte ha ritenuto che l’inadempimento debba essere considerato grave in quanto ha pregiudicato la libertà di stabilimento che costituisce uno dei principi fondamentali del mercato interno. Da qui la decisione di condannare la Spagna a versare al bilancio dell’UE una somma forfettaria di tre milioni di euro.

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