Oggi il secondo vertice sul Brennero tenutosi al NOI Techpark di Bolzano, che è stato convocato da Pat Cox, coordinatore per il corridoio europeo TEN-T fra la Scandinavia e il Mediterraneo, sembra non aver portato ad un avvicinamento tra le parti in merito al traffico veicolare pesante lungo l’asse del Brennero e sembra anzi aver aumentato l’incertezza sulle iniziative che Italia, Austria e Germania intendono portare avanti per assicurare il transito di Tir su questa direttrice o per limitare il flusso di camion lungo il percorso. Un vertice inficiato probabilmente anche dall’assenza dei diretti rappresentanti di due dei tre governi.
In una nota il neo ministro italiano alle Infrastrutture e ai Trasporti, Danilo Toninelli, non presente a Bolzano dove il governo di Roma è stato rappresentato dal dirigente generale del Ministero, Enrico Maria Pujia, ha commentato la sottoscrizione di una “Dichiarazione di intenti relativa all’attuazione di misure accompagnatorie e infrastrutturali che contribuiscano alla realizzazione del corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete centrale TEN-T” avvenuta a conclusione del meeting sottolineando che «gli impegni finanziari di lungo termine sul corridoio del Brennero, nell’ambito della stategia TEN-T, rappresentano una sfida fondamentale per connettere meglio le varie aree d’Europa. E – ha aggiunto Toninelli – daranno benefici enormi alla nostra economia, considerando che circa il 70% dell’import-export italiano passa per l’arco alpino».
Un documento che, tuttavia, non è stato firmato dal governatore del Tirolo, Stato federato austriaco che ha un ruolo chiave nelle trattative e che sui transiti al Brennero ha una posizione nettamente differente da quella di Germania e Italia: «oggi – ha spiegato Günther Platter motivando la decisione di non siglare l’accordo – abbiamo messo in chiaro che la situazione dei transiti non è più sostenibile e che è ora di finirla con le scuse e le vane promesse. Non lascerò che i tirolesi siano presi in giro. Ho sempre sottolineato – ha precisato Platter – che apporrò la mia firma solo se ci saranno miglioramenti evidenti per la popolazione tirolese. Non è questo il caso. Nel 2009 – ha evidenziato ancora il governatore del Tirolo – abbiamo incluso nel Piano d’Azione per il Brennero tutte le misure necessarie e il piano di oggi sarebbe invece nuovamente privo di misure concrete e vincolanti, di scadenze temporali e di risorse. Non abbiamo bisogno – ha denunciato Platter – di ulteriori dichiarazioni di intenti che conducono a nulla. Ciò di cui abbiamo bisogno sono gli impegni concreti di tutte le parti coinvolte e di una strategia di delocalizzazione efficace».
Confinante con lo Stato Federato del Tirolo, la Provincia di Bolzano ha anch’essa una posizione analoga (anche se più conciliante) a quella del confinante settentrionale rispetto all’eccessivo flusso di traffico attraverso il Brennero. Non a caso Tirolo, Alto Adige e Trentino hanno presentato oggi un protocollo aggiuntivo (questo firmato anche da Platter) che sollecita «la rapida realizzazione ed accettazione di misure concrete»: tra queste: «la realizzazione del cosiddetto “pedaggio di corridoio” per il tratto tra Monaco e Verona, che deve essere adottato senza ulteriori indugi», misura di adeguamento del pedaggio su tutta l’asse del Brennero rispetto agli altri attraversamenti alpini necessaria – si spiega – «per porre un freno al traffico proveniente da questi altri tracciati ed anche per aumentare la capacità concorrenziale del trasporto ferroviario». Inoltre si chiede «un piano di spostamento dei carichi chiaramente definito per il progressivo rafforzamento del passaggio del traffico pesante sulla rotaia», con l’obiettivo di raggiungere «un aumento annuo di 1,5 milioni di tonnellate nette su rotaia lungo il corridoio del Brennero», l’adozione nel breve periodo «di misure efficaci ed incisive per la limitazione del traffico merci sull’asse del Brennero», una drastica riduzione rispetto al 2017 del numero dei trasporti merci in traffico deviato sull’asse del Brennero (si punta – si sottolinea – alla riduzione di un terzo entro il 2020) e «l’implementazione prioritaria e conseguente di una nuova infrastruttura, l’ampliamento a quattro corsie del corridoio del Brennero (Galleria di base del Brennero e tratte d’accesso)».
A queste si aggiungono due ulteriori richieste delle Provincia di Bolzano e di Trento: la prima sollecita il «divieto di transito per la rete viaria secondaria», in quanto «le misure di limitazione del traffico sull’autostrada del Brennero aumentano per forza la pressione sulla rete viaria collegata delle strade federali e statali» e «una sensibile riduzione ovvero l’abolizione del privilegio del costo del gasolio per il traffico pesante lungo l’asse del Brennero» volta ad eliminare il traffico deviato.
«Non smettiamo di lavorare – ha sottolineato nel corso del vertice odierno il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher – per uno spostamento immediato del traffico dall’asse del Brennero. Il tema è la salute dei cittadini, la tutela del delicato ecosistema alpino e la qualità della vita in generale». Ricordando che oltre 2,2 milioni di mezzi pesanti attraversano ogni anno il Brennero, con un trend di crescita del +14%, e rilevando che a fronte del crescente impatto del traffico su persone e ambiente c’è unanimità nel ritenere che occorrano soluzioni rapide, Kompatscher ha evidenziato che «occorre un innalzamento delle tariffe autostradali per il traffico merci, una tariffa unica di corridoio per il carburante dei mezzi pesanti, un divieto di transito sulla statale del Brennero e più merci su rotaia».
Relativamente al cosiddetto traffico deviato, quello rappresentato dai mezzi che percorrono un tragitto più lungo e passano dal Brennero perché più conveniente, Kompatscher ha osservato che «per ridurre questo tipo di traffico è necessario introdurre gradualmente tariffe più alte per i mezzi pesanti in transito sull’autostrada tra Brennero e Modena».
Da parte sua, nella nota diffusa in occasione del vertice odierno, il ministro italiano ha affermato che «non sono accettabili blocchi unilaterali del traffico che danneggiano sia l’ambiente sul versante italiano sia i fatturati delle imprese nostrane. Si tratta di divieti – ha accusato Toninelli – non concordati che appaiono peraltro in contrasto con lo spirito delle intese del vertice di Monaco e con il principio di libera circolazione delle merci che informa il diritto della UE. L’Italia è in primissima linea dal punto di vista dello sforzo economico, in ottica multimodale di trasferimento progressivo del traffico dalla gomma al ferro. E ci aspettiamo che il governo austriaco riconosca questo impegno».
Toninelli ha ricordato che la posizione del suo Ministero sul dossier Brennero è che serve un’azione concertata che punti soprattutto su tre direttrici: ottimizzazione della linea ferroviaria storica RFI con miglioramenti finalizzati alla velocizzazione e all’aumento di capacità (di particolare importanza, ad esempio, il piano di sviluppo dell’ERTMS di livello 2 in sovrapposizione al sistema di controllo della marcia del treno – SCMT – da concludersi nel 2021); modulazione dei pedaggi che, in ossequio al principio “chi usa paga e chi inquina paga”, tenga conto dell’utilizzo di fonti pulite e combustibili alternativi, con lo scopo di incentivare la diffusione di mezzi di trasporto più sostenibili e meno impattanti per l’ambiente (peraltro – specifica la nota – l’Italia ha destinato robusti accantonamenti annuali in favore della ferrovia lungo l’asse del Brennero. Dunque, ipotesi di possibili incrementi tariffari potranno essere sul tavolo nell’ambito della discussione sulla futura concessione dell’autostrada del Brennero); analisi costi-benefici e trasparenza sugli appalti in relazione ai reali volumi di traffico legati al possibile potenziamento della linea di accesso a sud del Brennero, da Verona a Fortezza. Se da una parte, infatti – spiega la nota – la realizzazione del tunnel di base e quella del primo lotto della linea di accesso (da Fortezza a Ponte Gardena) sono rispettivamente in corso di realizzazione e già avviata dal Cipe, e rappresentano opere di utilità fondamentale, dall’altra occorre definire in modo razionale e trasparente con quali modalità sarà necessario procedere alla realizzazione della restante tratta d’accesso (da Verona a Ponte Gardena). E si valuterà in tal senso anche l’opportunità di partecipare a bandi per accedere ai finanziamenti europei.
Al vertice di Bolzano hanno preso parte anche il ministro ai Trasporti austriaco, Norbert Hofer, la ministra ai Trasporti della Baviera, Ilse Aigner, il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, e il segretario di Stato nel ministero ai Trasporti tedesco, Steffen Bilger, che ha fatto le veci del ministro Andreas Scheuer che ha deciso di non partecipare al meeting in quanto – aveva spiegato – «privo di senso» perché – aveva precisato – dopo un incontro con il ministro austriaco Hofer era apparso chiaro «che lo Stato del Tirolo non è interessato ad una soluzione a breve termine relativa alla situazione del traffico sul confine tedesco-austriaco».
Il coordinatore per il corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo, Pat Cox, ha comunque espresso soddisfazione per l’esito del vertice: «dopo lunghe trattative con i rappresentanti di Stati e Regioni – ha affermato – possiamo finalmente intraprendere un passo fondamentale sul percorso comune per un corridoio sostenibile attraverso il Brennero». Cox ha apprezzato in particolare l’impegno del presidente della Provincia di Bolzano Kompatscher per quanto riguarda il versante italiano del corridoio, mentre ha manifestato dispiacere per la mancata sottoscrizione del memorandum da parte del governatore del Tirolo Platter.
Soddisfazione è stata espressa anche dal governatore del Trentino: «dietro questa firma – ha dichiarato Ugo Rossi – c’è un significato importante: è la conferma della bontà delle scelte politiche adottate fino adesso. Ed è particolarmente significativo che il ministro Toninelli abbia già voluto siglare il memorandum. Lo ringraziamo perché è la prova di un rinnovato impegno del governo italiano a sostenere i progetti già avviati».
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