Secondo un importante nuovo rapporto, lo sviluppo di nuove rotte commerciali contribuirà a soddisfare la crescita prevista della domanda di trasporto merci nei decenni a venire.
Come riportato da Lloyd’s Loading List il mese scorso, lo ITF Transport Outlook 2019, prodotto per conto dell’OCSE dall’ITF (International Transport Forum), un gruppo di esperti intergovernativo, prevede che la domanda di trasporto merci globale si triplicherà fra il 2015 ed il 2050 sulla base degli attuali tassi di crescita della domanda.
Lo ITF sostiene che le nuove rotte di trasporto marittimo, fluviale e ferroviario contribuiranno a venire incontro a tale crescita della domanda, trasformando i flussi di traffici e le strategie logistiche nel frattempo.
“Queste variazioni potrebbero risultare da nuove e migliori reti di trasporto merci in Eurasia ed Africa e da nuove rotte marittime in corso di apertura nelle acque dell’Artico” si afferma.
“L’uso della rotta del Mare del Nord per i trasporti marittimi di merci fra il Nord Europa ed il Giappone potrebbe ridurre le distanze di viaggio del 37% rispetto all’instradamento attraverso il Canale di Suez” aggiunge.
“La distanza dai porti nordeuropei alla Corea si ridurrebbe del 31%, alla Cina del 23% ed a Taiwan del 17%.
L’uso regolare del Passaggio a Nord-Ovest potrebbe ridurre la distanza di viaggio fra il Nord America ed i grandi porti situati nel Nord-Est asiatico sino al 20%.
I nuovi canali potrebbero inoltre assicurare rotte marittime alternative che accorcerebbero le attuali rotte commerciali”.
Il rapporto afferma che i piani finalizzati alla realizzazione del Canale di Kra attraverso la penisola malese ridurrebbero la distanza per il petrolio ed altre spedizioni dal Medio Oriente alla Cina ed al Giappone di 1.200 km, l’equivalente di due o tre giorni di tempo di viaggio attraverso lo Stretto di Malacca.

Allo stesso modo, il proposto Canale del Nicaragua attraverso l’istmo dell’America Centrale potrebbe teoricamente assicurare un’alternativa al Canale di Panama che sarebbe così meglio in grado di accogliere le navi più grandi.
L’ammodernamento delle infrastrutture ed il miglioramento dell’efficienza dei processi doganali presso gli attraversamenti transfrontalieri nelle direttrici terrestri euroasiatiche presentano il potenziale per accorciare i tempi di viaggio da quattro a sette giorni, contribuendo a facilitare i flussi ferroviari nei tre principali corridoi fra Cina, Asia Centrale, Europa, Sud-Est asiatico ed Asia meridionale.
“Fra questi corridoi, la rotta settentrionale – utilizzando le ferrovie transiberiane o il sistema ferroviario del Kazakhistan – è attualmente la sola direttrice con servizi di trasporto stabili ed affidabili nell’ambito dell’iniziativa inerente alle infrastrutture di trasporto intermodale est-ovest”.
Il rapporto afferma che l’idea economica di trasporto ferroviario dall’Asia all’Europa è chiara e che in Cina adesso esiste una notevole volontà politica di incrementare la capacità di rete.
“Sebbene il trasporto per ferrovia sia cinque volte più costoso del trasporto via mare, è circa 1,7 volte più veloce” afferma l’ITF.
“Questo fa della ferrovia una modalità attraente per il trasporto di merci assai sensibili ai tempi, come gli articoli di moda, l’elettronica, le parti di auto ed i deperibili compresi gli alimentari”.
In Africa, il rapporto ha constatato che gli investimenti relativi ai progetti infrastrutturali stanno accelerando rapidamente e che un certo numero di piani ed iniziative potrebbero favorire l’integrazione del continente e dare impulso ai traffici.
La realizzazione del corridoio Mombasa-Kampala fra il Kenya e l’Uganda, ad esempio, ha ridotto i tempi di viaggio da quindici a cinque giorni, mentre in Namibia e nello Zambia il gruppo per il Corridoio della Baia di Walvis ha ridotto i tempi di sdoganamento da quarantotto a due ore.
“Ci si aspetta che entro il 2030 venga sviluppata una maggiore connettività fra l’Africa meridionale e quella orientale, e fra l’Africa orientale e quella occidentale entro il 2040” aggiunge il rapporto.

“In Africa, le opzioni di trasporto merci transcontinentale potrebbero indurre l’incremento dei traffici interafricani e potrebbero anche abbreviare le direttrici di traffico internazionale entro il 2050, se i progetti attuali e programmati di infrastrutture di transito in Africa continueranno a mietere vantaggi in termini di risparmio di costi e di tempi”.
Tuttavia, il rapporto avverte altresì che anche se la decimazione ambientale dell’Artico potrebbe significare che la rotta del Mare del Nord possa essere libera dai ghiacci su base stagionale in un momento situato fra il 2040 ed il 2050, gli operatori dovrebbero affrontare costi elevati.
“Oltre alle condizioni meteorologiche ed alle accresciute preoccupazioni inerenti alla sicurezza nelle acque artiche, gli operatori si trovano di fronte a barriere logistiche dovute alla scarsità delle infrastrutture, ai severi requisiti di certificazione ed alla rigorosa normativa ambientale” sottolinea il rapporto.
“Il Codice Polare stabilisce standard rigorosi fra cui quelli relativi alla progettazione navale, alla formazione degli equipaggi, alle caratteristiche dei serbatoi di carburante o allo scarico delle acque di scolo.
Regole ambientali ancor più rigide potrebbero applicarsi al trasporto marittimo nell’Artico in futuro, per esempio riguardo all’uso dell’olio combustibile pesante, già vietato nell’Antartico.
Conformarsi a queste regole riduce il guadagno economico netto dei tempi di viaggio più brevi”.
(da: lloydsloadinglist.com, 14 giugno 2019)