Mattioli: grazie alla sua istituzione la bandiera italiana si colloca oggi al primo posto in Europa per marittimi comunitari impiegati, di cui la grande maggioranza sono italiani
Nei giorni scorsi l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) e il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) hanno presentato l’esito preliminare di un’analisi avviata a metà dello scorso sulla natura quantitativa dei contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dalle parti sociali, rapporto che raccoglie i dati relativi all’anno 2018. Relativamente al settore privato dell’industria armatoriale, che coinvolge le organizzazioni di categoria datoriali Confitarma, Assorimorchiatori, Federimorchiatori e Fedarlinea nonché l’organizzazione confederale Confindustria e le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, USCLAC e UNCDIM, il contratto coinvolge 1.786 aziende e si applica ad un totale di 32.893 lavoratori. A questi si aggiungono i 3.090 lavoratori di 128 aziende a cui si applica il CCNL per il personale navigante ed amministrativo delle società che svolgono servizi di cabotaggio di breve, medio e lungo raggio e che vede firmataria, oltre alle stesse organizzazioni datoriali e sindacali, l’organizzazione confederale Confcommercio.
Riferendosi a questi dati, la Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) ha evidenziato come tale studio, per la prima volta nella storia del settore marittimo, fornisca dati nazionali che inequivocabilmente confermano che la legge n. 30 del 1998, che ha istituito il Registro Internazionale, «è una “success story” anche sotto il profilo occupazionale. Infatti – ha spiegato Confitarma – è finalmente disponibile il numero ufficiale dei lavoratori italiani e comunitari a cui si applica il CCNL Confitarma (32.893 unità) e di quelli a cui si applica il CCNL Fedarlinea (3.090), per un totale di 35.983 unità. Di questi – ha precisato la Confederazione – 8.117 sono personale di terra, quindi il numero di posti di lavoro a bordo coperti da personale italiano/comunitario risulta pari a 27.866 che, in virtù delle rotazioni necessarie a garantire i riposi a terra, danno lavoro a circa 38.000 marittimi».
Ricordiamo che gli ultimi dati diffusi da Confitarma circa i posti di lavoro a bordo delle navi italiane riferiti all’anno 2018 indicano un totale di 46.350 posti di lavoro, di cui circa 26.000 coperti da marittimi italiani o europei e circa 20.350 da personale non europeo, posti – ha specificato l’organizzazione armatoriale – su cui ruotano circa 66.300 marittimi
Riferendosi all’analisi dell’INPS e del CNEL, Confitarma ha rimarcato che, «dopo anni in cui diversi soggetti si sono esercitati a stimare il numero dei marittimi italiani e comunitari impiegati a bordo delle navi di bandiera italiana, abbiamo finalmente la conferma, oltre che della sostanziale correttezza delle stime elaborate da Confitarma, dell’infondatezza delle critiche mosse alla legge n. 30 del 1998». Tra queste, evidentemente, le aspre critiche all’impostazione del Registro Internazionale mosse mercoledì dal vice presidente di Assarmatori, Vincenzo Onorato, presidente del gruppo Onorato Armatori ( del 31 luglio 2019)
Da parte sua Confitarma ha assicurato che non si stancherà mai «di ricordare come l’istituzione del Registro Internazionale abbia rappresentato un punto di svolta qualificante della politica marittima italiana, secondo le linee-guida europee tuttora efficaci e lungimiranti, che hanno consentito all’Unione Europea di essere oggi il primo vettore del mondo».
«Grazie all’istituzione del Registro Internazionale – ha osservato il presidente di Confitarma, Mario Mattioli – la bandiera italiana si colloca oggi al primo posto in Europa per marittimi comunitari impiegati, di cui la grande maggioranza sono italiani. Questo dato assume ancor più rilevanza se si considera che altre bandiere comunitarie, pur vantando un tonnellaggio di gran lunga superiore, occupano un numero di marittimi comunitari inferiore».
Confitarma ha sottolineato come, a vent’anni dalla sua promulgazione, sia innegabile che la legge del 1998 abbia funzionato: «lo dimostra il fatto – ha precisato la Confederazione riferendosi alle navi di bandiera italiana – che la flotta è più che raddoppiata ed è oggi una delle flotte di bandiera più importanti al mondo, riuscendo a superare momenti di grande difficoltà legati alla crisi economica internazionale. Parliamo di oltre 1.400 navi per 15,5 milioni di tonnellate, la maggior parte delle quali sono quotidianamente presenti sui mari del mondo inalberando la bandiera del nostro Paese. A fronte di dubbi di recente manifestati circa gli effetti positivi del Registro Internazionale, oggi vi è la prova incontrovertibile che anche l’occupazione marittima italiana e comunitaria ne ha tratto importanti e innegabili benefici».
«Indebolire il quadro normativo del Registro Internazionale – ha concluso Confitarma – vuol dire minare una perfetta success story che consente alla flotta italiana di competere sui mari del mondo. L’analisi CNEL-INPS conferma anche che i nostri marittimi, le cui competenze sono riconosciute in tutto il mondo, sono l’asset fondamentale della nostra industria e restano al centro della success story della bandiera italiana».

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