Anche nei servizi pubblici – ha sottolineato – vi sono cantieri che devono essere conclusi e inaugurati
La competitività dei porti liguri si gioca sull’efficienza dei controlli alle merci. Lo ha sottolineato Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria, spiegando che è indispensabile e quantomai urgente misurarsi con l’efficienza complessiva del ciclo produttivo portuale, affrontando il tema della digitalizzazione dei servizi e della standardizzazione dell’intensità e delle tempistiche nei controlli alle merci. «Negli ultimi due anni – ha evidenziato – si è abbassato il livello di guardia sul tema dei controlli; il risultato è stato un incremento nei tempi medi delle verifiche, doganali e non, che si è abbinato ad un aumento del numero delle stesse, con conseguente rischio di perdita di attrattività dei nostri scali».
Laghezza ha precisato che è «giustissimo puntare allo sblocco delle infrastrutture e concentrare le energie su grandi opere come il Terzo Valico, la TAV, la Gronda di Genova e la linea ferroviaria Pontremolese, ma – ha aggiunto – dobbiamo sopravvivere e la nostra capacità di farlo dipenderà dall’efficienza dei porti e del sistema dei controlli. Almeno fino a quando tutte le infrastrutture non verranno realizzate – ha affermato Laghezza – la competitività della più importante industria italiana, quella logistica, dipenderà dai principali indicatori di efficienza dei porti e del sistema dei controlli, che ne condizionano il funzionamento».
«Oggi – ha proseguito il presidente di Confetra Liguria – la pubblica amministrazione è in mezzo al guado: la rivoluzione indotta, in primis, dalla cosiddetta quota 100 sta generando un esodo imponente di personale non rimpiazzato adeguatamente da nuove assunzioni e si trova quindi ad affrontare la sfida dell’efficienza con organici ridimensionati. Lo Sportello Unico Doganale ora ribattezzato, a 16 anni di distanza, SUDOKO, al di là del nome e del fatto che sia uno strumento previsto dalla legge di riforma portuale non solo non è mai diventato pienamente operativo, ma è anche divenuto terreno di scontro fra varie amministrazioni pubbliche piuttosto che fattore di efficienza per la nostra portualità. La digitalizzazione, che avrebbe dovuto sostenere ed in un certo qual modo assistere il sistema logistico in questo suo passaggio epocale verso l’automazione dei processi e l’integrazione tra piattaforme informatiche, ha stentato ad affermarsi, lasciando i porti italiani e chi vi opera in un ambito di incertezza».
«Su questi temi, così come sull’integrazione tra PMIS e Sistema Informatico Doganale – ha concluso Laghezza – le nostre associazioni sono oggi chiamate a fare fronte comune con le amministrazioni per sbloccare ciò che avrebbe dovuto essere realtà da molto tempo: solo su basi solide si potrà guardare con credibilità al futuro: all’internet delle cose, al 5G, alla blockchain. Anche nei servizi pubblici vi sono cantieri che devono essere conclusi e inaugurati; la logistica li attende tanto quanto le infrastrutture».

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