L’agente marittimo Franco Rondini ha inaugurato e introdotto il Corso CISCo su “Il container reefer e le esigenze della merce”, tenendo successivamente una seconda lezione su “Gli aspetti tecnici” del trasporto refrigerato.
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Quali sono i temi che ha affrontato a lezione e che quadro è possibile fare del mercato reefer?
«I temi trattati – risponde Rondini – sono stati: l’evoluzione del sistema dei trasporti; lo sviluppo delle navi portacontainer e l’impatto sul mercato dei noli; le alleanze fra vettori – M&A: scenari futuri; il mercato reefer italiano import/export; composizione del costo del trasporto via mare; i service contracts; i “trattamenti” del freddo; controlled atmosphere; modified atmosphere; cold treatment; sonde; genset. Questo tipo di mercato è in continua evoluzione da un punto di vista tecnologico. L’obiettivo è aumentare le tipologie di merce che possono essere trasportate e che prima non potevano viaggiare via mare. In questo modo si aprono nuovi mercati e rotte commerciali. Il trasporto in container reefer è in continuo aumento in termini di volumi. Ogni giorno ci si può aspettare una novità, fenomeno che nel settore del container dry non avviene».
Che importanza ha la formazione nel settore reefer?
«Essendo un settore abbastanza di nicchia che prevede un minimo di conoscenze tecniche ritengo che la formazione abbia un ruolo primario. La stessa clientela che tratta merci da trasportare in contenitori refrigerati si aspetta dai vettori una competenza che va al di là della semplice competenza relativa al settore dry».
Che cosa pensa di questa iniziativa di Cisco?
«Ritengo personalmente che Cisco stia facendo molto bene. Vedo grande attività nella promozione di corsi e questa è sicuramente una bellissima novità. I nostri giovani hanno bisogno di formazione. In un mondo globalizzato e super veloce come quello in cui viviamo, troppo spesso non si investe abbastanza nella formazione. La continua rincorsa alla riduzione dei costi richiede alle multinazionali di assumere sempre più spesso giovani senza esperienza (che quindi costano meno di profili professionali già formati), quindi io credo che queste iniziative diano la possibilità ai giovani assunti di farsi un pò di formazione, anche se “postuma”».
Che risposta ha avuto dai partecipanti al corso?
«Durante il primo incontro mi pare che il livello di attenzione sia stato alto, anche se non ci sono state domande (e questo per me spesso è il “termometro dell’interesse”). Ho avuto pero’ poi diversi riscontri da partecipanti che la lezione è stata di molto aiuto per capire le dinamiche del mercato dello shipping e del mercato reefer. La seconda lezione ha avuto molte più domande. Anche questo è normale perché, basandomi sulla mia esperienza di corsi simili tenuti negli ultimi anni, già dal secondo incontro, l’atmosfera in aula si rilassa e i partecipanti si sentono più a loro agio e cominciano a fare domande. Quello è il momento che personalmente preferisco perché a quel punto l’incontro diventa “interattivo”. Non è più un monologo. La ideale “barriera” fra docente e allievo, se così vogliamo chiamarla, viene abbattuta e la lezione diventa ancor più costruttiva».
Può dare un suggerimento per iniziative future?
«Nessun suggerimento se non quello di continuare così e se possibile “studiare” altri corsi di tipo “specialistico” come questo».