Assagenti si unisce alle
preoccupazioni espresse dalle categorie sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl e
Ulitrasporti in merito alla perdita di traffici e di competitività dell’unico
polo dedicato alle rinfuse del porto di Genova. «Sull’argomentoafferma
Giovanni Cerruti, presidente Assagentiabbiamo già registrato lamentele
e disagi da parte di alcuni nostri associati, che sono stati costretti a
dirottare su altri porti le navi che rappresentano, a causa dell’impossibilità
del Terminal Rinfuse a ricevere alcune tipologie merceologiche». Il terminal
non si è ancora adeguato alle prescrizioni di tipo ambientale espresse dagli
enti preposti: “Questo comportamento è incomprensibile – dichiara Cerruti
– e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Si deve purtroppo rimarcare
una totale disattenzione da parte dei gestori del terminal su questo punto
fondamentale, e le conseguenze stanno purtroppo danneggiando Genova, il suo
porto, i lavoratori e le aziende che vi operano, con gravi perdite di traffico
e di immagine”. Assagenti ritiene che Genova debba continuare a mantenere
una diversificazione merceologica, che da sempre rappresenta la forza del
porto: “Come categoria – dice Cerruti – auspichiamo un intervento
tempestivo dell’Autorità Portuale che risolva questa spinosa questione in tempi
brevi, augurandoci che i vertici di TRI si attivino prontamente al fine di
evitare una emorragia di traffici e clienti, che si potrebbe rivelare molto
pericolosa se non prontamente arginata. La posizione geografica di Genova per
la maggioranza dei traffici di rinfuse destinate all’area industriale del Nord
Italia è strategica, e non garantire un servizio terminalistico adeguato dal
nostro porto è semplicemente inaccettabile”. Da parte loro i 
sindacati avevano espresso grande preoccupazione per il futuro di Terminal
Rinfuse Italia a causa di “un calo dei carichi di lavoro non dovuto soltanto
alla dismissione della centrale Enel”. “Siamo a conoscenza – hanno detto i
rappresentanti dei lavoratori – che il Terminal continua a rifiutare
traffici. Inoltre persistono problemi legati all’autorizzazione di tipo
ambientale per poter movimentare le sostanze polverose poi evidenziate dai
procedimenti aperti dalla magistratura”. Le navi rifiutate da fine novembre
sarebbero undici. I sindacati ritengono “ingiusto che siano sempre i lavoratori
a pagare le conseguenze degli insufficienti investimenti fatti dalla proprietà”
e affermano di rimanere in attesa di incontrare i due azionisti della società
“per cercare di comprendere meglio le loro strategie future su come rilanciare
Terminal e dare le dovute garanzie occupazionali e salariali agli operatori
che, la prossima settimana, inizieranno 13 settimane di cassa integrazione
ordinaria, a rotazione per 20 lavoratori sui 44 dipendenti con un’integrazione
salariale da parte dell’azienda”. I sindacati hanno anche riferito di aver
sottoscritto il verbale della cassa integrazione ordinaria e che hanno
preteso di dare luogo a un incontro in sede aziendale entro la fine di
febbraio. “All’interno del Terminal – ricordano – lavorano in regime di
appalto, ex art.16 della legge 84/94, i circa 30 soci della Compagnia portuale
Pietro Chiesa”.