Dall’inizio dell’anno il settore della logistica in c/terzi sta registrando sempre più gravi condizionamenti all’attività delle imprese, causato anche dallo squilibrio modale del trasporto commerciale in Italia, che rende insostenibile l’economia delle imprese. Dopo un fermo in gennaio scorso con il solo risultato di avvantaggiare ulteriormente la concorrenza europea; il fermo delle bisarche; il parere espresso dall’Autorità Garante sulla inaccettabilità, alla luce dei principi comunitari, dei costi minimi di esercizio per la sicurezza promulgati dall’Osservatorio nonostante il disaccordo della committenza; il ricorso al TAR Lazio fatto dalle Confederazioni Confindustria e Confetra in attesa di giudizio in giugno prossimo; ancora si delineano nuovi fermi assolutamente irricevibili ed incomprensibili data la gravissima crisi economica e la forte sofferenza dei traffici commerciali domestici ed internazionali. Assologistica è fortemente contrariata e preoccupata dal deterioramento della situazione generale che rischia una forte involuzione. Si stanno verificando schieramenti ideologici e strumentali da più parti, che porteranno lontano dalla risoluzione dei problemi. Tra questi, parte della subvezione dell’autotrasporto, che sta assumendo, attraverso alcune organizzazioni, forme di stigmatizzazione e proclami contro singole imprese committenti, quelle che più danno lavoro all’autotrasporto, non vedendo che è tutto il comparto della committenza logistica a non essere in condizione di poter accettare rigidi condizionamenti tariffari. Assologistica ritiene che in questa fase difficile dell’economia del Paese occorra forza per i sacrifici ma anche coraggio per intraprendere vie di innovazione e di cambiamento, allontanando la polverizzazione dell’autotrasporto, totalmente inadeguato ad affrontare crisi profonde come questa. Assologistica è convinta che l’autotrasporto abbia innanzitutto bisogno di lavorare così come le imprese committenti, in modo soprattutto continuativo, ma questo è ottenibile solo a condizione che i prezzi dei servizi siano di mercato e non di tabelle, che non corrispondono alla realtà delle imprese e della concorrenza. Assologistica chiede che il Governo intervenga a ristabilire gli equilibri per consentire a tutti di lavorare e non di chiudere.