Dopo le incomprensioni in seno ad Assoporti nei mesi e settimane scorse, ieri i presidenti delle Autorità portuali hanno firmato un documento unitario dove chiedono al governo un cambio di rotta e aprono all’ipotesi di investimenti privati, come quello avanzato da Unicredit per Trieste e Genova.

 

In particolare i porti italiani chiedono la riattivazione dell’iter di approvazione della legge di riforma ferma al Senato, l’istituzione di una cabina di regia nazionale per i progetti integrati di corridoio, l’immediata modifica dell’emendamento al Decreto Milleproroghe sulle tasse portuali e l’accoglimento delle proposte del cluster marittimo-portuale avanzate nei mesi scorsi.

 

Ecco il testo rilasciato ieri alla stampa al termine dell’incontro:

 

“L’attuale crisi ha avuto notevoli riflessi sul sistema portuale e logistico del Paese. Lo scenario è variegato e in continua mutazione con cambiamenti che influiscono anche sulle scelte degli operatori, per fronteggiare i sempre minori ricavi rispetto ai maggiori costi. Per questo motivo, Assoporti ha ritenuto necessario approvare un documento che focalizza le priorità e le strategie necessarie a dare nuova energia ai porti, per garantire la competitività.

L’attivazione, anzitutto, di una cabina di regia per l’avvio di progetti logistici integrati non è più procrastinabile. La stessa si può realizzare mediante Accordi di programma con il coinvolgimento di tutti gli enti interessati, partenariati con privati e senza sovrapposizioni di ruoli.

 

Questi progetti riguardano: la portualità, le connessioni ferroviarie, stradali e anche (ove possibile) di navigazione interna e possono essere riferiti alle “Multi-port gateway region” – archi dell’Alto Tirreno e Alto Adriatico – all’insieme dei porti che trattano principalmente traffici di transhipment, ai porti capolinea e situati lungo i Corridoi trans europei (Corridoi tirrenico, adriatico e Corridoio VIII) ed alle interconnessioni tra quei Corridoi.

 

Assoporti rinnova la richiesta che sembrava già accolta dal Ministro Matteoli nell’ottobre scorso. Risultano di primaria importanza, inoltre:

 

· l’autonomia finanziaria delle A.P., in funzione sia della realizzazione delle opere portuali, sia per il co-finanziamento di infrastrutture di raccordo tra i porti e le reti di rilevanza nazionale e comunitaria;

 

· l’immediata riduzione, per 3 anni, del costo del lavoro per le imprese, attraverso una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali, a fronte dell’impegno da parte delle stesse imprese a non dare corso, nel periodo, a riduzioni dei propri organici;

 

· l’abbattimento delle accise sui carburanti per i mezzi operativi portuali al livello di quelle applicate in altri Stati UE.

 

Rimane ancora aperta la necessità di procedere all’adeguamento del quadro normativo rivisitando la legislazione in materia portuale, per consentire il rafforzamento del ruolo di governo delle Autorità Portuali con una chiara distinzione tra i compiti delle stesse e quelli dell’Autorità Marittima.

 

Inoltre, la funzione di promotore di servizi di logistica nel territorio e nell’area vasta, nonché per velocizzare e rendere più certi i tempi di pianificazione e realizzazione degli investimenti. Su questo tema è d’obbligo stigmatizzare lo stallo attuale in cui si trova il disegno di legge in materia di riforma della legislazione, nonostante il lavoro condiviso portato avanti dall’ottava Commissione del Senato. Infine, occorre sottolineare l’inopportunità dell’emendamento al Decreto “Milleproroghe” che prevede l’abbattimento delle tasse portuali e d’ancoraggio, fino all’azzeramento da parte di singole Autorità Portuali.

 

Ciò introduce il concreto rischio di destabilizzare non solo l’equilibrio economico di molte A.P., ma anche l’equilibrio del sistema delle imprese operanti nei porti, lacerando le diverse componenti del cluster marittimo portuale. Assoporti ritiene che le suddette proposte debbano essere accolte con urgenza per scongiurare l’involuzione della portualità, che da qualche tempo accusa risultati negativi sia in termini economici puri, che in termini occupazionali, mettendo a rischio un settore strategico per l’intero Paese.

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 23.02.2010)