Nel pacchetto di misure per la crescita approvate dal Consiglio dei Ministri è prevista anche una parziale autonomia finanziaria dei Porti, che potranno trattenere l’1 per cento dell’Iva e delle accise riscosse (nel limite di 70 milioni di euro l’anno) per effettuare investimenti in infrastrutture e servizi. “Un primo risultato che apprezzo, anche se è auspicabile il Parlamento faccia un ulteriore sforzo per renderla più adeguata alle effettive esigenze della portualità”. Con queste parole Francesco Nerli, Presidente di Assoporti, ha commentato la norma. “Assoporti – ha concluso Francesco Nerli – lavorerà per completare l’autonomia finanziaria dei porti che da tempo auspica per riavviare il loro processo di crescita”. Nel 2010 tra Iva e accise i porti italiani hanno raccolto 6,9 miliardi di euro. Vuol dire che il tetto massimo dei 70 milioni è già stato raggiunto. La norma permetterà di accendere mutui presso le banche perché ogni scalo potrà vantare entrate costanti nel tempo, mentre prima i finanziamenti venivano decisi anno dopo anno. I fondi saranno distribuiti ai singoli scali per una quota dell’80%,mentre il restante sarà accantonato in un fondo a favore degli scali che non hanno entrate da Iva e accise. La norma è costruita a sostegno dei grandi scali, come Gioia Tauro, che pur giocando un ruolo importante nel sistema logistico non producono Iva perché sono scali di trasbordo, dove la merce non viene sdoganata.