Secondo uno studio realizzato da Eurispes, il traffico di trasbordo container nel Mediterraneo da qui al 2015 crescerà di 5 milioni di teus (+25,2%), ma per approfittare di questa opportunità i porti italiani di Cagliari, Gioia Tauro e Taranto avranno bisogno di forti investimenti, fino a 60 milioni di euro in cinque anni. Tra il 2008 e il 2009, i traffici di import-export nei grandi siti portuali europei si è considerevolmente contratto, con cali del 9% per Rotterdam, del 15% per Anversa e del 28% per Amburgo. Ciononostante, sottolinea il rapporto Eurispes, alcuni dei principali porti del sud del Mediterraneo, in particolare Port Said (Egitto) e Malta, hanno mantenuto i loro volumi, arrivando addirittura vicini ai limiti massimi di movimentazione. In confronto a questi ultimi, i tre porti italiani hanno perso appeal, per una serie di fattori: il maggior costo del lavoro (22,1 euro di salario orario medio, contro 3,1 in Marocco e 1,9 in Egitto), la tassazione sui vettori (non praticata dai porti del Nord Africa), i costi operativi e infrastrutturali, le accise sul carburante e le normative più rigide sulla tutela dei lavoratori e dell'ambiente. Secondo Eurispes, per evitare che prosegua questa perdita di competitività, le misure da adottare sono, in primo luogo, ''ridurre le accise sui prodotti energetici utilizzati da mezzi operanti esclusivamente in aree portuali dei porti di trasbordo'', dai 42 centesimi di euro a una cifra intorno ai 2, e ''fiscalizzare il 45% dei contributi sociali a carico del datore di lavoro''. Inoltre, l'istituto consiglia di ''migliorare i meccanismi di assegnazione delle risorse per investimenti'', e ''rendere credibile il credito d'imposta riconosciuto''. (Da Maritime Transport Daily Newsletter)