Dopo tre giorno di
sospensione dei servizi di autotrasporto container dal porto di Napoli, le
associazioni Assospena, Assoagenti, Accsea e Consiglio Compartimentale degli
spedizionieri doganali hanno chiesto l’intervento del Prefetto, con “un
intervento che possa ripristinare normali condizioni per l’esercizio
dell’attività presso i terminal container. La protesta organizzata dagli
autotrasportatori aderenti alla FAI – scrivono i committenti –  sta
arrecando notevoli disagi e forti danni economici all’attività dell’intera
comunità portuale. I danni, quantificati in
150 mila euro al giorno,
non possono essere attribuiti alla responsabilità delle imprese committenti del
trasporto (spedizionieri e agenti), accusati aprioristicamente di operare fuori
dall’ambito normativo”.
L’atteggiamento
irresponsabile degli autotrasportatori
– sostengono
agenti e spedizionieri – non trova giustificazione alcuna nel merito e neppure
nel metodo della protesta. Infatti non è concepibile che una seppur legittima
decisione di un autotrasportatore di interrompere i servizi nei confronti della
propria committenza, al fine di tutelare i propri interessi, si traduca in un
impedimento oggettivo allo svolgimento regolare di attività economiche e
servizi per l’intera collettività, in assenza di proclamazione di fermo secondo
i termini previsti dalla legge. Osserviamo al riguardo che, nonostante le
rassicurazioni espresse
dalla FAI,
di fatto la committenza che opera nell’ambito della legge non è stata affatto
tutelata, essendo stato impedito l’accesso al terminal container senza
distinzioni”. “Riteniamo – continua l’esposto al Prefetto – che la materia
attenga al
rapporto contrattuale tra l’autotrasportatore
ed il suo committente
e che la legge preveda idonei
strumenti affinché il vettore veda riconosciuto ogni suo diritto. Risulta
inoltre che l’
accesso al terminal container
venga
condizionato
alla sottoscrizione di un modello contrattuale unico imposto arbitrariamente,
violando così la libertà della forma contrattuale e della relativa trattativa.
Evidenziamo altresì il fatto che il
Protocollo
d’Intesa
sottoscritto dagli autotrasportatori aderenti alla FAI, nella
sua prima e nella seconda stesura, risulta inaccettabile per la committenza,
ponendosi al di fuori dalle previsioni normative e assolutamente avulso dagli
atti amministrativi assunti dall’Osservatorio per l’autotrasporto e, sotto
certi profili, anche lesivi delle regole della concorrenza. Le imprese nostre
associate – conclude la lettera al Prefetto – avvieranno comunque le opportune
azioni di rivalsa per i danni economici
subiti e sostenuti in conseguenza dell’interruzione del servizio ad opera degli
autotrasportatori, interruzione per la quale ribadiamo la necessità di un Suo
pronto interessamento finalizzato a rimuovere ogni ostacolo al regolare
svolgimento delle attività in ambito portuale”.