Scrive Paolo d’Amico, Presidente
di Confitarma: “Ormai nella seconda metà di luglio, nel pieno dell’estate e con
le vive immagini dei primi grandi spostamenti turistici di massa, sento il
dovere di fornire alcune precisazioni in merito alle ingiuste e infondate
accuse rivolte ad un comparto industriale, quello dei nostri traghetti
passeggeri, che contribuisce, insieme con le crociere, al turismo che viene
“dal mare”, così importante per la ricchezza del Paese e che ci vede leader
mondiali per dimensione, età della flotta e capacità di trasporto via mare.
Ancora pochi italiani conoscono il determinante contributo economico per il
Paese, in termini turistici e di continuità territoriale, generato dall’impegno
costante di chi muove per mare oltre 50 milioni di passeggeri l’anno,
consentendo una parità di condizioni tra cittadini continentali ed isolani, al
tempo stesso creando e moltiplicando lavoro e ricchezza sul territorio. Quale
Presidente di Confitarma, ho atteso qualche giorno prima di prendere posizione
e chiarire al grande pubblico di chi e di cosa stiamo parlando. Con il recente
dossier di Altro Consumo intitolato “Sicurezza in Alto Mare”, i cittadini
italiani vengono scorrettamente indotti a pensare che i nostri traghetti siano
poco sicuri. Ciò mi sembra davvero troppo per chi da anni investe proprio sulla
sicurezza e la formazione di personale altamente qualificato. E’ bene precisare
una volta per tutte che una nave che non rispetta gli standard di sicurezza non
può viaggiare e di fatto viene immediatamente bloccata in porto dall’Autorità
Marittima! Come si può pensare che il Registro Italiano Navale e
l’Amministrazione Marittima, deputati da sempre alle verifiche tecniche ed al
controllo dei nostri traghetti, non compiano il loro dovere? Come si può soltanto
immaginare di divenire leader mondiali senza essere, non dico i migliori, ma
tra i migliori? Come si può credere che chi ha inventato i moderni “cruise
ferry”, chi ha il primato mondiale delle autostrade del mare e chi fa i numeri
principali nel trasporto passeggeri Continente – Isole possa trascurare il
principale obbligo di un operatore di qualità: la sicurezza? Con la sicurezza
non si scherza: prevenzione, verifiche, controlli, attenzione a tutto ciò che
possa essere fonte di pericolo: e su questo fronte siamo costantemente
impegnati. Come possono essere tollerate iniziative – anche se circoscritte e
isolate rispetto al complesso delle associazioni dei consumatori – che,
fingendo di dar voce ai diritti del consumatore, mettono a repentaglio immagine,
bilanci, posti di lavoro denigrando importanti aziende di navigazione che da
decenni collegano le grandi Isole al Continente, primarie società radicate
nella storia della marineria e nell’economia del Paese? Come si può mettere in
dubbio la professionalità di migliaia di lavoratori italiani capaci ed esperti
che operano sia a bordo di traghetti battenti la bandiera nazionale che a
terra? In “alto mare” si muove un’industria che è vanto della Nazione, si crea
lavoro e ricchezza, a bordo e a terra, si genera una quota non trascurabile del
Pil nazionale, si collegano cultura ed economia, si trasporta quanto è
necessario alla vita (dalle fonti energetiche ai prodotti finiti) e ci si può
anche divertire. In sicurezza.  Non
spetta a me, in qualità di Presidente della Confederazione Italiana Armatori,
rispondere sui singoli termini usati in questa inchiesta condotta con
superficialità, pessima scelta di tempi e soprattutto con valutazioni
facilmente confutabili sul piano tecnico. Anche perché le aziende hanno in corso
azioni legali volte a tutelare i loro diretti interessi nelle sedi opportune.
Mi preme solo ricordare che ogni nave ha un proprio piano di sicurezza
approvato dalle Autorità e dagli Enti preposti, verificato più volte all'anno e
concernente le dotazioni di salvataggio, il loro numero e la loro ubicazione.
Spetta invece a me ribadire la ferma condanna da parte della comunità
armatoriale verso azioni strumentali che rischiano di compromettere proprio ora
l’immagine di chi è impegnato quotidianamente in un settore di traffico così
delicato e al tempo stesso così importante per gli interessi generali del
Paese”.