Intervenendo al Forum di Milano sulle infrastrutture, il Presidente di Confitarma Paolo d’Amico ha prima di tutto ricordato che le navi mercantili italiane sono più di 1.600 e che il 96% della nostra flotta mercantile fa capo agli armatori privati. Il 19 % dell’intero traffico marittimo mondiale transita all’interno del Mediterraneo ove si trovano più di 80 porti di rilevanza internazionale. Si tratta di circa 1,4 miliardi tonnellate di merci l’anno che vengono trasportate da oltre 2.000 navi in movimento ogni giorno nel nostro mare. Il 30 % del petrolio mondiale e quasi i due terzi delle risorse energetiche necessarie all’Italia e agli altri Paesi europei passano per il Mediterraneo, comprese quelle trasportate dai gasdotti sottomarini. Ecco perché le Autostrade del Mare sono un importante fattore di sviluppo: in Italia abbiamo assistito ad una crescita costante negli ultimi anni: oggi oltre 90 navi effettuano più di 400 partenze settimanali, e disponiamo di una fitta rete di collegamenti tra i porti italiani e tra di essi e quelli esteri. È una rete infrastrutturale che, a differenza di quella terrestre, ha il vantaggio di essere immateriale e di non richiedere investimenti faraonici e tempi biblici per la sua realizzazione: è sufficiente avere navi e porti efficienti. Ma – ha sottolineato d’Amico, “noi le navi le abbiamo, ma i porti non funzionano, perché non sono in linea con l’evoluzione della flotta. Oggi la storica leadership italiana nel Mediterraneo è messa fortemente in discussione, proprio per quanto riguarda il settore marittimo-portuale. Non solo unità italiane, ma navi di tutto il mondo spesso non vengono nei nostri porti perché non trovano scali adeguati a riceverle o, semplicemente, perché i fondali non sono abbastanza profondi. A questo si potrebbe porre rimedio. Solo con una seria riforma potremo riaffermare il ruolo dell’Italia nell’area mediterranea. Le Autostrade del Mare e lo Short Sea Shipping sono una risorsa strategica, perché rappresentano un sistema che, quando correttamente integrato, oltre a ridurre l’impatto ambientale del trasporto delle merci, consente di raggiungere i nuovi mercati emergenti dai quali si attende un forte sviluppo dell’economia dell’area. Bisogna evitare che si possano profilare rotte alternative a quelle mediterranee per raggiungere quelle destinazioni. il 60% del commercio estero italiano viaggia per mare: quindi è evidente quanto sia importante che non solo l’industria, ma soprattutto la politica guardino a tali scenari con scelte lungimiranti di strategia industriale e di logistica integrata. Un esempio su tutti: la Zona di libero Scambio mediterranea prevista dalla Dichiarazione di Barcellona del 1995. Tutti sappiamo che non potrà essere rispettato il termine del 2010 per il suo avvio. Ciò non toglie che la sua attuazione concreta è un obiettivo prioritario, soprattutto per l’Italia, in quanto incrementerà il commercio e con esso i trasporti nell’area MEDA. Ma quale è la premessa indispensabile alla realizzazione della zona di libero scambio? E’ l’abbattimento di ogni forma di protezionismo a cominciare dai dazi doganali che tuttora presentano un forte squilibrio. È quindi importante dare un’accelerazione al processo di liberalizzazione, ciò porterà vantaggi economici per tutti. Noi italiani non possiamo permetterci di restare alla finestra in un processo di apertura dei mercati così importante. Francia e Spagna hanno lanciato l’Unione per il Mediterraneo e potenziato i loro principali porti con massicci investimenti infrastrutturali. I paesi del Nord Africa e del Medio Oriente stanno avviando progetti di forte sviluppo marittimo portuale. A fronte del progresso degli altri paesi, quale ruolo potranno giocare i nostri scali penalizzati da una normativa inadeguata e da povertà di finanziamenti? Non possiamo pensare che la centralità geografica del nostro paese possa bastare senza infrastrutture adeguate e competitive. Il fatto di essere qui tutti insieme – ha concluso d’Amico – dimostra che il Mediterraneo è, oggi più che mai, un’opportunità che abbiamo a portata di mano e che non possiamo farci sfuggire”. (Da Maritime Transport Daily Newsletter)