Senza un’autonomia finanziaria, il sistema portuale italiano farà ben pochi passi avanti. Il presidente di Assoporti, Francesco Nerli ha richiamato il Governo (per la prima volta assente all’Assemblea) al rispetto di impegni precisi e di norme di legge senza i quali i porti italiani non potranno recuperare competitività in un mercato internazionale che non ammette né ritardi, né esitazioni. Secondo Nerli, che ha presieduto l’Assemblea dell’Associazione dei porti italiani, il testo della riforma portuale, licenziato dal Consiglio dei Ministri, è largamente insoddisfacente ed è indispensabile procedere a una revisione radicale del testo in Parlamento. L’appello è stato raccolto da Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori Pubblici, Comunicazioni del Senato, che ha alzato il tono della polemica contro il ministro Tremonti impegnandosi a rilanciare in Parlamento un’autonomia finanziaria in grado di “garantire” ai porti almeno i 400 milioni annui che sono stati lo stanziamento medio dal 1998 al 2007, attingendoli da quei 9 miliardi di gettito Iva che i porti hanno assicurato allo Stato nel solo 2009. Nella sua relazione il presidente Nerli ha sostenuto con forza la necessità di una norma strutturale che crei anche le basi per attivare forti investimenti privati nei porti, garantendo continuità di risorse per assicurare e finanziare la manutenzione ma anche lo sviluppo di nuove infrastrutture portuali e logistiche. Ha anche elencato i punti chiave di interventi indispensabili, che in gran parte – alla luce di ormai vecchi impegni del Governo – dovrebbero essere stati già attuati. Fra questi il reintegro dei fondi per la manutenzione, la continuità dei programmi d’investimento infrastrutturale. E inoltre, a favore delle imprese, la parziale fiscalizzazione (5 punti) degli oneri sociali, una riduzione delle accise sui prodotti energetici, benefici fiscali per le navi di cabotaggio, la proroga degli incentivi al combinato terra-mare, il consolidamento delle indennità di mancato avviamento per i lavoratori portuali temporanei. Impegni a fronte dei quali si sono concretizzate solo due misure, per altro molto controverse e criticabili, quali un intervento sulle tasse portuali che sposta una volta di più – ha sostenuto Nerli – dalla fiscalità generale ai singoli porti e alle singole Autorità portuali, l’onere di recuperare competitività, erodendo ulteriormente le loro capacità di investimento; senza parlare poi dei tagli orizzontali della spesa in modo indifferenziato, per amministrazioni ed enti pubblici, ivi comprese le Autorità portuali. Il presidente di Assoporti ha quindi focalizzato l’attenzione sulla necessità di coordinare le norme in materia di sicurezza e di non abbassare la guardia su due tematiche strategicamente importantissime quali sono la collocazione armonica del sistema portuale sulle reti Ten e un coordinamento fra le varie modalità di trasporto che postula scelte anche coraggiose sia in tema di trasporti ferroviari che di autotrasporto. Per quanto riguarda i volumi di traffico, il 2010 è stato migliore rispetto al 2009, ma «i dati ci dicono che, agli attuali tassi di crescita, come tutti da tempo preconizzavano, neanche nel 2011 e nel 2012 raggiungeremo i livelli del 2008 in termini assoluti». Nel 2009 l’insieme degli scali marittimi maggiori «ha accusato, come previsto, le conseguenze della crisi, in termini di volumi di merci imbarcate e sbarcate», ha detto Nerli, precisando che le circa 436 milioni di tonnellate di merci imbarcate e sbarcate significano una perdita in valore assoluto di circa 71 milioni di tonnellate e di 14 punti percentuali rispetto al 2008. «Si tratta – ha aggiunto -, ma ciò non consola, di dati più o meno in linea, se non addirittura migliori, di quelli di altri porti dell’Unione Europea, come Amburgo che ha registrato un -21,4%, Anversa il -16,7% o Brema il -15,6%». «Sono invece migliori le risultanze parziali e provvisorie e le aspettative relative all’anno corrente», ha spiegato Nerli. In base ai dati provvisori, tra gennaio e giugno 2010 le merci imbarcate e sbarcate sono aumentate del 5,5% rispetto al primo semestre 2009. Altri temi che le 23 Autorità Portuali italiane ritengono strategici sono l'inserimento di tutti i porti maggiori nella rete di trasporto trans-europeo TEN-T con il potenziamento della portualità maggiore degli archi ligure – toscano e alto Adriatico, il consolidamento del sistema di porti di transhipment, la lettura delle Autostrade del Mare in chiave di proiezione mediterranea. (Da Maritime Transport Daily Newsletter)