Si terrà oggi a Londra una
riunione con i creditori la compagnia giapponese Sanko Steamship, nel corso
della quale si cercherà di trovare un accordo sulla ristrutturazione degli
impegni nei confronti degli altri armatori, dei cantieri e delle banche. La
prima intenzione è quella di trovare un accordo extra giudiziale, con il
consenso di tutte le parti che eviti la bancarotta. La compagnia assicura per
ora il mantenimento dell’operatività. Ma crescono le preoccupazioni per l’avvio
di una reazione a catena, che potrebbe portare all’arresto di una serie di
navi. La flotta di Sanko è diversificata, e comprende 72 bulk carrier, 29
portacontainer, 52 tanker, 36 navi per offshore e sei gassiere LPG. Di queste
49, pari al 24% della flotta, sono di proprietà. Circa la metà delle navi sono
state costruite fra il 2008 ed il 2011, ai prezzi più elevati sia di
costruzione che di noleggio. Gli armatori più esposti ad un eventuale default
di Sanko sono giapponesi, proprietari di circa il 40% delle navi noleggiate
dalla compagnia. Fra gli armatori europei figurano la tedesca Hellespont con
una quindicina di navi, DSD Shipping con tre Aframax e la greca Navios Maritime
con tre bulk carrier.