Le imprese di
autotrasporto sono state le più penalizzate dal Sistri, il sistema di controllo
della tracciabilità dei rifiuti istituito a gennaio del 2010 ma non ancora
operativo. Negli ultimi due anni, diversi provvedimenti legislativi ne hanno
rinviato la completa operatività, ma le imprese hanno continuato a pagare. Sui
70 milioni di euro versati dalle imprese italiane, quelle di trasporto hanno
pagato la quota più considerevole. Oltre ai costi di iscrizione al sistema,
infatti, queste hanno sostenuto anche quelli per l’installazione delle black
box sui veicoli, 150 euro per ogni mezzo, e l’attivazione delle sim card. “Ci
sembra assurdo continuare a pagare per un sistema che ancora non funziona”,
ha dichiarato Carlo Coppola di ANITA.“Abbiamo accolto fin dal principio il
provvedimento che ha istituito il Sistri perché crediamo possa contribuire alla
semplificazione dei processi di gestione dei rifiuti ed essere uno strumento
per combattere l’illegalità nelle attività di trasporto e smaltimento”. “Per
queste ragioni, siamo stati disponibili a recepire i nuovi adempimenti –
nonostante prevedessero costi aggiuntivi – proponendo nei vari incontri presso
i ministeri dei Trasporti e dell’Ambiente, soluzioni per risolvere le criticità
riscontrate dagli operatori nell’applicazione del Sistri”. “Ma non
possiamo continuare a sostenere costi per un sistema ancora in
sperimentazione”. “Per tale motivo, abbiamo chiesto che le imprese di
autotrasporto vengano esonerate dal pagamento del contributo annuale 2012, la
cui scadenza è prevista per il prossimo 30 aprile”. “Sui costi finora
sostenuti, proponiamo che le somme versate negli anni 2010 e 2011 vengano
compensate per i periodi successivi alla reale attuazione del sistema”.