GENOVA – “Avere Renzo Piano come alleato è un'occasione da non lasciarsi scappare”: a parlare è Fabio Capocaccia, l'uomo che, in qualità di segretario generale dell'Autorità portuale, firmò il piano regolatore portuale attualmente in vigore. Capocaccia non teme che il nuovo affresco possa interferire col “suo” Prp. Tuttavia, è contrario all'ipotesi di spostare le riparazioni navali e pensa che la questione dello Yacht Club non sia ancora chiusa. “Quando si è cominciato a pensare al piano – racconta – era il 1996. Le opere che avevamo previsto traguardavano il 2010. Sapevamo che dopo quella data si doveva comunque escogitare un potenziamento del porto. Per questo avevamo previsto una seconda fase. Le suggestioni dell'affresco di Piano, dall'aeroporto spostato verso mare di 600 metri alla prosecuzione dei moli di Sampierdarena fino alla diga foranea, erano già previsti dal Prp”.

Capocaccia quindi non capisce la levata di scudi degli operatori nei confronti dell'architetto: “La contrapposizione fra Prp e Affresco è ingiustificata, perché possono essere resi compatibili. Il secondo va visto in continuità col primo. Se invece li si mette in contrapposizione, allora sì che tutto si blocca. Gli operatori non possono essere contrari a Piano, oggi, quando ricordo che allora, in Comitato portuale, erano a favore del piano regolatore”.

Secondo Capocaccia, mentre su Voltri il riempimento è definitivamente bloccato, sul porticciolo Duca degli Abruzzi non tutto è deciso. Da questo punto di vista: “Io credo che si possa ancora trovare una soluzione. E' sbagliato parlare di tombamento dello Yacht Club, quando il nostro obiettivo era proprio a favore dello Yacht Club: dov'è oggi ha un ingresso sacrificato, sotto alla soprelevata, circondato da attività disomogenee. Secondo il prp avrebbe dovuto avere un ingresso più prestigioso dal corso Italia, sviluppandosi intorpo a punta Vagno”.

Le polemiche attuali, dunque, sono un errore: Forse non si è capita la natura dei piani regolatori. La tendenza più moderna è di considerarli come processi, proprio perché i tempi di approvazione sono lunghi, e non come qualcosa di cristallizzato. Per questo sarebbe bello se il porto avesse la capacità di utilizzare la forza di persuasione di uno come Piano anche in vista delle future evoluzioni del Prp”. Forse questa forza fa paura a qualcuno. “Può darsi”, risponde laconicamente Capocaccia, che poi aggiunge, con una battuta: “Il problema sta nel nome, che non è stato scelto felicemente. L'aAffresco è una tecnica di pittura che richiede di realizzare in pochissime ore un'opera definitiva ed eterna nel tempo. Sarebbe stato meglio chiamarlo disegno, che contiene l'idea di modificabilità”.

Ad avere paura di Piano e del suo potere sono soprattutto le imprese delle riparazioni navali. Del loro disagio si fa interprete Franco Curci, titolare della società Gennaro, che ha raccolto i malumori del distretto di cui è consigliere in Assindustria: “Il presidente Novi ha sempre combattuto contro il distretto, difendendo il progetto di Piano. Adesso dice che ci fornirà certezze: ma quali? Non ci sono soldi e se il progetto Piano si blocca, il nostro sviluppo è bloccato. Ci sentiamo poco garantiti da Novi”. “Dal grande architetto – dice dal canto suo Augusto Cosulich, operatore storico del porto come agente e terminalista – ci aspettiamo più umiltà. Deve confrontarsi con le realtà locali”.

Antonio Musso, ad della Grendi Trasporti Marittimi, giudica il progetto di Piano, almeno nelle opere maggiori come lo spostamento dell'aeroporto, troppo dispendioso rispetto ai vantaggi che porterà allo scalo, mentre per Aldo Spinelli l'Affresco andrà bene quando Piano capirà il messaggio degli operatori: “Abbiamo bisogno di più ormeggi, tanti ormeggi. Credo che stia cominciando a capirlo”.

 

Alberto Ghiara