ROMA – Fare del Mediterraneo il crocevia non solo del trasporto merci, ma anche degli scambi culturali fra paesi europei, mediorientali e nord africani, è un “dovere delle istituzioni comunitarie”. Ma altrettanto doveroso è “cercare di capire le esigenze, le lacune e le potenzialità di sviluppo” della portualità mediterranea. Lo ha detto Mario Tassone, vice ministro delle Infrastrutture con delega al settore marittimo, nel suo intervento al convegno organizzato da Co.me.tra. “In Italia la modalità marittima – ha detto Tassone – sta vivendo un momento molto positivo, soprattutto se raffrontata a quella ferroviaria. Ma è chiaro che, per non perdere le opportunità offerte dal Mediterraneo, il nostro Paese deve chiedersi da una parte quale potrà essere il flusso di merci nel futuro prossimo, dall'altra come sarà possibile coordinare la portualità alla luce dei cambiamenti dei mercati”.

 

Ma quali sono le criticità delle banchine italiane? Rifacendosi alla recente pronuncia della Corte Costituzionale sul caso-Trieste, Tassone ha ribadito che “i porti italiani rischiano seriamente di diventare ingestibili” a causa dell'annosa diatriba sulle nomine. “La 84/94 – ha aggiunto il vice ministro – è stata una buona legge che ha prodotto buoni risultati. Ma i problemi degli ultimi mesi testimoniano quanto sia forte, oggi, la conflittualità fra enti locali e governo centrale in materia di designazioni ai vertici delle Autorità portuali. In questo senso, la modifica del Titolo V della Costituzione non ha certo aiutato i porti a lavorare serenamente. Ecco perché, con l'introduzione della cosiddetta devolution, il governo ha scelto di attribuire maggiori poteri allo Stato centrale anziché alle Regioni”.

 

Tassone ha affrontato, poi, il problema delle infrastrutture, più che mai d'attualità nei porti italiani: “Questo governo ha fatto tanto per migliorare le infrastrutture. Personalmente credo che si debba investire di più nella logistica intelligente, cercando di valorizzare al massimo le potenzialità dei singoli bacini portuali. Non dobbiamo ricascare in certi errori del passato, come quello di Gioia Tauro: oggi il porto calabrese è un'opera se non inutile, quanto meno scarsamente utilizzabile. Il trasporto marittimo deve creare ricchezza, e non disagi. Mi domando perché in Calabria un porto così grande non riesca a farlo”. Parole che Nereo Marcucci (Contship), presente in sala in rappresentanza di Assologistica, non ha affatto gradito.


f. fe.