Affinita e Nerli accusano il governo: “Boicotta lo shipping”

 

 

 

ROMA – Assoporti, per bocca del suo presidente Tommaso Affinita e del vice presidente Francesco Nerli, ha dato corpo alla protesta contro la legge Finanziaria varata dal governo e che inizia in questi giorni il proprio iter parlamentare. “Rischiamo il blocco delle attività”, dicono ad una voce sola i due massimi esponenti dell'associazione che rappresenta le Autorità portuali italiane. L'allarme è scattato dopo la constatazione che il tetto di spese imposto dal governo agli investimenti infrastrutturali nei porti italiani avrebbe prolungato i suoi effetti anche al 2006 ed la 2007. Tutto ciò ha l'effetto paradossale di addossare alle Authority gli oneri finanziari dei mutui contratti senza che le stesse possano spendere le risorse che sono in cassa. Spiega Francesco Nerli: “Ho fatture per 9 milioni di euro in scadenza per lavori effettuati nel porto di Napoli. Ho i soldi pronti per pagare, ma non posso farlo. Qualcuno mi dica che cosa devo fare”. Gli effetti del blocco, oltre che sulla manutenzione ordinaria e sull'operatività delle Autorità portuali incidono pesantemente sulle prospettive dei nostri porti nella competizione internazionale. Per Tommaso Affinita, in questa condizione di incertezza non è possibile fornire risposte concrete ai grandi operatori internazionali che chiedono di portare traffici in Italia. “Siamo di fronte a soggetti che possono decidere o meno di venire in Italia, dipende da noi, dalla qualità delle nostre infrastrutture. Oggi non sappiamo se, come e quando potremo adeguarci alle richieste del mercato in termini di banchine, fondali e collegamenti stradali e ferroviari” osserva ancora il presidente di Assoporti. A conti fatti, per effetto dei blocchi che si sono ripetuti in questi anni il governo non ha investito nulla nei porti italiani, ciò a dispetto della considerazione, ormai pressoché unanime della strategicità del settore ai fini dello sviluppo del Paese. Una condizione imbarazzante per un governo che aveva fatto della politica delle infrastrutture e delle grandi opere un suo cavallo di battaglia. Assoporti, a questo punto, intende promuovere la convergenza di tutte le associazioni interessate all'economia marittima, da Confitarma a Federagenti, dai terminalisti alle organizzazioni sindacali, attorno all'obiettivo di cambiare la Finanziaria.

 

“Avremmo bisogno di risorse aggiuntive ma almeno non blocchiamo quelle che già ci sono”, sollecita ancora Nerli. La finanziaria in realtà aggrava la situazione delle Autorità portuali perché non risolve il contenzioso relativo al pagamento dell'Iva sui canoni di concessione e perché vengono tagliate anche le spese correnti, incidendo direttamente anche sulla sicurezza dei nostri porti.

 

Il paradosso è ancora più grave perché la Camera aveva votato all'unanimità, lo scorso luglio un ordine del giorno, accolto dal governo relativo all'esclusione delle Autorità portuali dall'elenco, che Nerli definisce “la colonna infame”, degli enti pubblici interessati al blocco della spesa. Assoporti pensa anche al coinvolgimenti delle associazioni degli Enti locali e pensa di dar vita entro breve tempo ad un manifestazione pubblica nella quale dare voce alla protesta dei nostri scali. Preoccupa i vertici dell'associazione anche la vera e propria crisi istituzionale che si è determinata in relazione alla nomina dei presidenti: “Ormai questa è materia di Tar, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale”, denuncia Affinita. Più che un problema legislativo siamo però di fronte ad un problema di conflittualità politica che, come chiosa saggiamente il presidente Nerli, sarebbe risolvibile adottando con un poco di “granu salis”, una fattiva collaborazione istituzionale. Per i porti italiani dunque rischiamo di passare dal sogno di primeggiare nel Mediterraneo all'incubo di vederci sorpassati dai porti algerini.


Patrizia Lupi