Le leggi e le iniziative che hanno regolato la gestione della sicurezza nel trasporto intermodale e nella logistica dopo l'11 settembre non hanno ancora raggiunto una loro formulazione definitiva. Una nuova ondata “giuridica” è attesa in Italia nei prossimi mesi e sono in particolare due i progetti che segneranno la linea in questo settore, sia di origine nazionale sia comunitaria. Il Journal of Security ha chiesto a Francesco Parodi, responsabile sicurezza di Assiterminal, di che cosa si tratta e che cosa cambierà nei prossimi mesi. Assiterminal è la principale associazione nazionale del settore terminalistico portuale.

“Il Cism (Comitato interministeriale sicurezza marittima) sta preparando – spiega Parodi – il piano nazionale per la sicurezza marittima, che verrà emanato in forma di decreto. Si tratta di un provvedimento che l'Italia ha intenzione di varare per implementare le misure della 725/2004, la direttiva che ha recepito le norme Imo dell'Isps Code. Stabilirà nuove modalità sul contenuto dei piani di security dei port facility e delle navi e sulla formazione e dovrebbe uscire nel corso dell'anno. Dovremo rivedere gli assessment di rischio e i piani già redatti. Per un altro provvedimento legislativo ancora in corso d'opera, che riguarda il futuro apparato sanzionatorio per infrazione di security da parte dei terminalisti, la nostra aspettativa è che sia recepito il taglio della legge 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Queste sono iniziative del governo italiano. Anche l'Europa si sta muovendo?

“L'Unione europea ha presentato una bozza di regolamento, nota soprattutto perché introduce la figura dell'”operatore sicuro””.

Di che cosa si tratta?

“L'Isps code ha previsto la sicurezza all'interno dei porti, ma non si esprime sulla catena del trasporto prima e dopo. Con questa direttiva si vuole creare la figura dell'operatore sicuro, che può essere lo spedizioniere o l'agente nave, che su base volontaria garantisce garantisce la sicurezza di un carico. Ciò permette al carico di essere trattato con maggiore rapidità una volta in porto. Le aziende che vorranno si doteranno di un manuale, certificato da un organismo di verifica”.

E' qualcosa di analogo al C-Tpat americano?

“No, quello è su base doganale. In questo caso si tratta della gestione della logistica e dei carichi. Aderire a questo piano significa maggiori costi, ma anche vantaggi al momento delle verifiche. Ci sarà più scorrevolezza nel ciclo della merce a partire dalla fabbrica fino a destino. Ed è un circolo virtuoso, perché l'operatore sicuro dovrà chiedere anche agli operatori con cui opera di garantire un comportamento sicuro”.

Che cosa hanno cambiato o stanno cambiando tutte queste misure? Sono davvero utili?

“Non possiamo sapere che cosa succederebbe se non fossero applicati. Sappiamo che finora non sono emersi segnali di incidenti di security. Alcuni casi di rilevamento di sostanze radioattive che si sono verificati nei mesi scorsi erano dovuti semplicemente a rottami di ferro contaminati. Gli effetti però sono stati positivi nel controllo gestionale di ciò che accade nel terminal. C'è meno confusione e una migliore operatività perché non si verificano più intasamenti da parte di terzi non autorizzati che con la loro presenza, pur non costituendo un pericolo, spesso intralciano il lavoro”.