L'emergenza security va gestita a livello internazionale. A chi spetta la guida? La risposta più ovvia sembrerebbe essere l'Onu coi suoi organismi, ma il ruolo propulsore avuto in questi anni dagli Stati Uniti, che hanno potuto operare con maggiore rapidità rispetto agli organismi internazionali, e il loro peso politico sulla scena mondiale richiedono che le competenze vengano chiarite, oggi che anche gli altri Paesi cominciano a muoversi. E' stato questo uno dei nodi su cui si sono confrontati i partecipanti all’82ª sessione del Maritime Safety Committee dell'Imo (International Maritime Organization), che si è tenuta il 21 novembre scorso a Washington D.C e riguardante in particolare le misure da adottare per rafforzare la “maritime security”.
La riunione è stata resa pubblica, quindi aperta a tutti gli operatori del settore industriale marittimo, per permettere loro di dare il proprio contributo con commenti e osservazioni.
La riunione è stata occasione per gli operatori del settore, specialmente i vettori marittimi, per chiarire, in primo luogo, come il governo Usa vorrà conciliare da un lato la discussione del prossimo meeting dell’Imo (Istanbul, 29 novembre-8 dicembre) riguardante lo stesso tema e dall'altro quanto stabilito nel Safe Port Act statunitense che incoraggia il Dipartimento della Sicurezza (Dhs) a promuovere e stabilire standard internazionali circa la sicurezza dei container presso i governi e le organizzazioni internazionali, incluse l’Imo, l’International Organization for Standarization (Iso) nonché l’International Labor Organization (Ilo) e il World Customs Organization (Wco). In secondo luogo, come in questo momento l’alto livello d'ingerenza del Wco riferito alla struttura della sicurezza potrebbe avere effetti sull Imo e i suoi paesi membri quando questi applicheranno i loro regolamenti e leggi.
L’industria marittima auspica, attraverso il suo organo più rappresentativo, il World shipping council (Wsc), che siano chiariti tutti questi aspetti specialmente quelli giurisdizionali (chi fa che cosa, Cbp vs Imo) nonché se in futuro ci saranno maggiori uniformità di obbiettivi fra Coast guard e Custom and border protection (Cbp).
E’ un dato di fatto che ancor oggi la Coast guard caldeggia il programma che vedrebbe applicare regole simili ai carichi pericolosi (Imdg) per rafforzare la security chain del trasporto. Ovviamente questo porterebbe a aggravi di gestione non indifferenti che – dicono i rappresentanti dello shipping – dovrebbero essere valutati attentamente.