“Le banchine secche non sono ancora toccate direttamente dalle nuove norme sulla security, ma ci stiamo già preoccupando per quello che i cambiamenti in corso comporteranno in futuro”. A parlare è Sergio Rossato, direttore di Interporto di Padova e di Nord-Est Terminal. A differenza di altre società interportuali italiane, quella di Padova ha anche un ruolo attivo nella gestione di terminal e ha quindi un’esperienza anche di tipo logistico sul campo. Continua il manager padovano: “Siamo previdenti, come lo sono sempre le imprese. In queste settimane all’interporto di Padova è entrato in funzione il sistema informatico del terminal, che potenzierà l’operatività anche in termini di security. Ma questo va accompagnato con le infrastrutture”. A Padova verranno presto raddoppiate le aree a disposizione: “Più spazio significa anche maggiore facilità di stoccaggio, più semplice dei gestione dei flussi e quindi maggiore sicurezza”.
La tecnologia torna sempre, nei dialoghi con gli operatori del settore, come soluzione per assorbire le esigenze di sicurezza espresse dalla politica senza che queste abbiano eccessivo impatto sull’aspetto commerciale della supply chain. “La sicurezza – continua Rossato – è un problema che non può affrontare un singolo interporto o un terminal interno. La risposta dev’essere data dal network. Per questo, per risolvere le questioni relative alla sicurezza, l’Unione Interporti Riuniti ha dato vita alla società Uirnet (cfr. Journal of security numero 5, ndr). Stiamo aspettando la firma governativa sulla convenzione, ma con la suddivisione in due dicasteri dell’ex-ministero delle Infrastrutture e Trasporti, non sappiamo ancora se la competenza è del ministro Di Pietro o del suo collega Bianchi”.
Intanto si guarda alle esperienze delle altre modalità, che inducono riflessioni diverse. Quella dell’aviazione apre molti dubbi sulla strada intrapresa finora: “Ho letto recentemente che nel settore aereo le cose vanno avanti come prima dell’11 settembre. D’altra parte, il mondo dei trasporti è sempre più un fiume in piena in cui è difficile mettere filtri. Per quanto riguarda gli interporti, ci vorrebbero almeno gli scanner, com’è ormai consuetudine nei porti”.