Saranno i prossimi mesi di settembre e ottobre a definire la posizione dei 27 paesi dell’Ue sulle regole per arrivare ad uno smantellamento delle navi sostenibile dal punto di vista ambientale.

 

È quanto ricorda la presidenza di turno svedese dell’Unione, che spiega come ogni anno, centinaia di grandi navi mercantili vengano demolite e smantellate in tutto il mondo, pezzo per pezzo. Il processo in genere avviene in Asia meridionale, in condizioni di lavoro pericolose e con relativo degrado ambientale. Approssimativamente, circa un quarto di queste navi arriva dall’Europa: di qui la decisione di rilanciare i negoziati per stabilire quali misure debba prendere la Ue per migliorare la situazione.

 

Secondo i dati della Commissione europea, centinaia di lavoratori di questa industria rimangono uccisi e feriti ogni anno in Bangladesh, India e Pakistan, dove si concentra la maggior parte dell’attività di smantellamento. Ma a rimetterci è anche l’ambiente: le navi da trattare contengono rifiuti pericolosi come l’amianto, policlorobifenili e fanghi di petrolio, che fuoriescono dalle imbarcazioni.

 

«L’Unione europea ha il dovere di tentare di migliorare la situazione» ha affermato Ulf Bjornholm Ottosson, consigliere per l’Ambiente presso la rappresentanza permanente della Svezia all’Ue, alla guida dei negoziati dei gruppi di lavoro responsabili della materia. Dopo una proposta della Commissione dell’autunno scorso, che punta ad una maggiore cooperazione fra le autorità degli Stati membri, controllo ed elenco delle strutture di smantellamento amiche dell’ambiente e delle imbarcazioni da demolire, a dare una direzione in materia sarà il Consiglio dei ministri dell’Ambiente dei 27 Stati membri del 21 ottobre.

 

«La presidenza svedese – ha aggiunto Bjornholm Ottosson – ha come obiettivo di arrivare a delle conclusioni che inviino un messaggio politico quanto più chiaro ed ambizioso possibile». La Commissione europea presenterà quindi proposte concrete di legislazione, basate sulla linea del Consiglio. Un divieto di esportazione di materiali pericolosi dal punto di vista ambientale in Europa esiste già, ma c’è uno scarso adeguamento, e per le navi diventa difficile, specialmente quando si tratta di definire esattamente quando debba essere demolita una nave.

 

Anche l’Organizzazione marittima internazionale (Imo) prevede una normativa specifica, ma potrebbero volerci anni prima che entri in vigore. Obiettivo generale per la Commissione europea invece è quello di assicurare uno smantellamento sicuro e amico dell’ambiente entro il 2015. In ogni caso, quale che sia l’orientamento dell’Europa, l’importante sarà combinare considerazioni di tutela ambientale e di mercato, perché una legislazione unilaterale troppo dura da parte della Ue rischierebbe di far sì che le navi cambino semplicemente bandiera e porti di riferimento, al di fuori del territorio degli Stati membri.

 

(da: lavvisatoremarittimo.it del 01.09.2009)