È necessario che uomini e donne impegnati nello shipping conoscano meglio l’inglese, l’uso dei software di nuova generazione, siano dotati di capacità relazionali e di passione per il mare, ma abbiano anche una buona conoscenza di diritto marittimo.

 

Queste le conclusioni scaturite dal convegno “Nuove esigenze formative ed opportunità del cluster marittimo”, organizzato dall’istituto universitario Parthenope e dall’Istituto Italiano di Navigazione (Iin). È fuor di dubbio che la flotta italiana, tra le più moderne al mondo, ed il comparto marittimo abbiano bisogno di ufficiali e di personale amministrativo, di addetti dotati di maggiori competenze e professionalità.

 

Nel solo settore commerciale del porto di Napoli, ad esempio, negli ultimi 5 anni, gli addetti sono aumentati del 26 %. «Ma, nonostante la proliferazione di iniziative post-scolastiche e la presenza sul territorio nazionale di convenzioni tra istituzioni e organizzazioni armatoriali – osserva Mario Vultaggio, presidente del corso di laurea in Scienze Nautiche e Aeronautiche dell’Università Parthenope – il gap tra domanda ed offerta permane e richiede uno sforzo ulteriore».

 

«La scuola deve tornare a fare scuola e l’alta formazione deve aiutare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro – continua Vultaggio -. Gli stage devono diventare una prassi costante e le direttive in tema di formazione devono agevolare gli studenti. Ad oggi, con la normativa diffusa lo scorso dicembre, molti, troppi ragazzi avranno difficoltà a laurearsi in tempo.

 

Insomma – conclude il professore – dopo l’impegno profuso per costruire partenariati con gli armatori, pubblici e privati, i nostri ragazzi hanno trovato porte chiuse, oltre ad aver subito lo slittamento della laurea. Bisogna trovare una soluzione».

 

Luca Sisto, vicepresidente dell’Iin e dirigente di Confitarma, prende in esame l’ultima indagine statistica redatta dalla Federazione del Mare. Secondo lo studio il Pil generato dal cluster marittimo e portuale è pari al 2,7 % del Pil. Con oltre 206 milioni di tonnellate di merci, il nostro paese è il primo in Europa per quantità di merci importate extra-Ue via mare.

 

«Le buone performances economico-produttive degli ultimi anni da parte dei diversi segmenti del cluster e gli apprezzabili livelli occupazionali fanno sì che la produttività si attesti su valori tra i più elevati in Italia – commenta il presidente dell’Iin, Vincenzo Sciubba Caniglia – Sono gli uomini, attraverso le loro imprese, i loro progetti e la loro professionalità a creare il tessuto connettivo che unisce navi, cantieri e porti con i loro corollari finanziari, assicurativi e quant’altro. «Per questo – insiste Caniglia – è necessario rispondere alle esigenze degli investitori e delle stesse utenze, che chiedono più personale e meglio qualificato».

 

(da: avvisatore.ilsecoloxix.it del 02.04.2009)