I comuni italiani vogliono essere ricevuti dall’ottava commissione Lavori pubblici del Senato per discutere la legge di riforma della portualità. Lo ha chiesto il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, presidente dell’Anci, a poche ore dalle riunione che oggi pomeriggio a Roma riunirà la Consulta Anci dei comuni portuali.

 

L’incontro di oggi sarà il primo da presidente della Consulta della genovese Marta Vincenzi, sindaco del principale comune portuale italiano. Vincenzi sottoscrive la richiesta di un’audizione in Senato che Chiamparino ha manifestato con una lettera al presidente dell’ottava commissione, Luigi Grillo. «C’è la necessità – afferma Vincenzi – di un emendamento di modifica al testo della riforma che tenga conto del ruolo che devono avere i comuni». Il sindaco presenterà oggi il programma di lavoro della sua presidenza, partendo proprio dalla questione della nuove legge che dovrebbe sostituire la 84 del 1994.

 

Intanto il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, ha lanciato ieri un appello al Parlamento perché venga scongiurato lo sciopero nei porti del prossimo 18 dicembre, proclamato dai sindacati proprio per protestare contro le ultime bozze della proposta di legge di riforma in discussione in Senato.

 

Pur riconoscendo che «da mesi l’ottava commissione del Senato sta svolgendo un lodevole lavoro per la modifica della norma relativa ai porti», Merlo avverte che «la riforma non è più rinviabile. Tanto più ora che la crisi sta pesantemente colpendo il comparto è necessario avere punti fermi e costruire tutte le condizioni per garantire agli scali italiani efficienza e competitività». A preoccupare il presidente dell’Authority è il rischio che il dibattito sulla riforma inneschi un conflitto sociale che aggraverebbe la situazione invece di migliorarla.

 

«Occorre – continua Merlo – rafforzare il dialogo delle parti ed evitare le contrapposizioni: è pertanto indispensabile che la commissione apra immediatamente il confronto con le organizzazioni sindacali al fine di scongiurare lo sciopero proclamato per il prossimo 18 dicembre che potrebbe generare solo inutili tensioni e contraccolpi con gli operatori internazionali». Lo sciopero suonerebbe come una beffa a Genova, dove da poco la questione del lavoro ha trovato una soluzione nell’assegnazione alla Compagnia unica della gara per l’articolo 17.

 

«È anche evidente il pericolo che la crisi alimenti deprecabili tentativi di far tornare nelle banchine precarizzazione e caporalato che avrebbero tra l’altro conseguenze gravissime sulla sicurezza. Per questo è necessario un segnale politico di attenzione che possa ricondurre la discussione sui binari corretti e consenta finalmente in tempi brevi l’approvazione della riforma». La legge 84, che oggi si vuole riformare, rappresentò nel 1994 una rivoluzione del sistema portuale italiano.

 

Adesso si sente l’esigenza di aggiornarla, ma da tre legislature le diverse richieste non riescono a trovare una composizione in Parlamento. Tutto questo mentre la Spagna sta portando avanti con maggiore rapidità una nuova legge in materia portuale che modificherà quella in vigore, emanata appena sei anni fa, nel 2003.Le difficoltà italiane sono emerse negli ultimi mesi, con prese di posizione anche contrastanti sulla riforma sostenute dalle diverse categorie coinvolte.

 

A settembre il senatore Grillo aveva rilanciato il dibattito annunciando che la nuova legge era vicina all’approvazione e che avrebbe poggiato su quattro punti: la nomina dei presidenti dei porti (d’intesa tra presidente della Regione e ministro, ma restava da decidere che cosa fare in mancanza di accordo); l’autonomia finanziaria, che potrebbe scattare tra due o tre anni; le norme sul lavoro e in particolare la mobilità dei dipendenti dei diversi terminal; la sdemanializzazione delle aree che non servono e che potrebbe essere superata con una concessione di 90 anni.

 

Le parti riguardanti il lavoro sono state contestate dai sindacati, che hanno proclamato lo sciopero se non verranno modificate. La questione si è complicata ulteriormente per l’intervento del ministro Brunetta, che vorrebbe ridurre di quattro componenti i Comitati portuali. Il presidente di Federagenti, Filippo Gallo, ha replicato che gli operatori sono disposti a rinunciare al gettone di presenza, ma non a sedere nel parlamentino portuale. Il presidente dei terminalisti genovesi, ha giudicato quello di Brunetta un intervento intempestivo.

 

(da: lavvisatoremarittimo.it del 02.12.2009)