Riempimento a mare, in entrambi i casi. Uno a Ponente, davanti al sesto modulo del Vte; l’altro a Cornigliano, esattamente di fronte all’area del ciclo siderurgico a caldo dismesso che il gruppo Ilva ha restituito a Comune e Autorità portuale. La terza ipotesi, avanzata a fronte di un immaginario trasferimento dell’aeroporto, è stata definitivamente accantonata perché il “Cristoforo Colombo” resterà dov’è ancora per molto tempo.

 

Autorità portuale ed enti locali hanno chiuso il tavolo per l’individuazione di una possibile soluzione utile al trasferimento – lontano dal contesto urbano – dei depositi petrolchimici di Carmagnani e Superba, le due aziende del cui futuro si è discusso anche a Roma, dopo l’intervento del ministero dello Sviluppo economico.

 

Le opzioni individuate sono due, entrambe tecnicamente praticabili ma altresì costose. La dismissione dei serbatoi ancora in attività a Multedo richiede infatti – stando all’istanza delle aziende – 70mila metri quadrati di spazio: tanti ne servono per costruire l’impianto nuovo a norma di legge (che oggi impone una certa distanza tra un serbatoio e l’altro, da costruirsi in superficie e non più interrati).

Quei 70mila metri quadrati dovranno essere rubati al mare. I costi di un riempimento sono elevati. Carmagnani e Superba hanno già dichiarato di essere pronte a farsi carico della costruzione dei nuovi serbatoi, ma non dell’opera (e delle infrastrutture) sulla quale costruire l’impianto. L’Autorità portuale ha già chiarito di non avere in cassa il denaro necessario. A questo punto, l’unico in grado di intervenire è il governo, che pur avendo espresso una disponibilità al dialogo ancora non ha preso impegni finanziari.

 

Le ipotesi di delocalizzazione sono però state perfezionate, quindi potranno essere discusse a breve da tutte le parti coinvolte nel corso del secondo incontro romano, programmato, salvo imprevisti, a metà mese. Per entrambe le soluzioni sono state realizzate verifiche di massima a livello di prefattibilità: dalla (futura) compresenza di navi chimichiere e navi portacontainer, alla logistica dei collegamenti e delle operazioni di carico e scarico, dalla compatibilità rispetto al cono aereo al posizionamento di serbatoi a ridosso delle opere portuali.

 

Ipotesi Vte. Delle tre soluzioni esaminate, una localizzazione di Carmagnani e Superba al largo di Voltri richiede anzitutto opere marittime meno costose rispetto a quelle delle altre ipotesi. I 70mila metri quadrati sorgerebbero davanti al sesto modulo del Vte, a ridosso della diga, e sarebbero collegati al terminal tramite strade, anch’esse da realizzarsi attraverso riempimenti portuali. I tempi di realizzazione sono riconducibili al breve-medio periodo. Questa soluzione è stata giudicata dal gruppo di lavoro (che oltre all’Authority ha coinvolto il Comune, Confindustria Genova e le due società interessate) compatibile con le diverse previsioni di pianificazione portuale stabilite ad oggi, comprese le Autostrade del mare, il cui progetto preliminare è in corso per un costo complessivo dell’opera pari a 96,9 milioni di euro. Questa prima ipotesi pare non sollevare problemi connessi al cono portuale, nel senso che non si registrano interferenze con lo spazio aereo necessario all’atterraggio e al decollo. Ugualmente sembra non essere problematica la compresenza nel medesimo specchio acqueo di petroliere e navi container: gli spazi di manovra lo consentirebbero. Le criticità sono evidenti. Dovranno essere acquisiti i pareri dell’Enac, nell’Enav e dell’autorità marittima. Quindi dovrà essere verificata la fattibilità economica di una localizzazione remota in mare, che richiede collegamenti con la terraferma sia in termini di strade/ferrovia, sia di tubazioni.

 

Ipotesi Cornigliano. Un tombamento davanti all’area delle acciaierie esterno alla diga foranea richiede la costruzione di una seconda diga a protezione dei depositi e comporta oneri maggiori. I tempi di realizzazione si allungano. Non solo. Se è vero che questa soluzione è compatibile con il disegno del Waterfront, altrettanto vero è che dovrà essere verificata rispetto al futuro Piano regolatore portuale. La maggiore criticità è data poi dai collegamenti della piattaforma con la terraferma, che in questo caso non solo non dovranno interferire con gli accosti delle banchine (nella piantina, l’area blu mostra lo spazio che sarà messo a gara a favore di aziende), ma soprattutto non dovranno compromettere la navigabilità del canale di calma.

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 04.06.2009)