La guerra del carbone minaccia di cambiare gli assetti futuri del porto savonese. Lo scontro va in scena nelle aule del tribunale civile di Genova, in una guerra di reclami e controreclami, dopo il clamoroso provvedimento del giudice Alessandra Scarzella, che ha disposto il sequestro del sessanta per cento del capitale sociale della società Terminal Alti Fondali, 180 mila euro di azioni.

 

Una battaglia giudiziaria caratterizzata da toni muscolari e di inusuale rudezza persino negli atti degli avvocati (volano accuse di «vero e proprio dolo» o di «totale malafede») che dimostrano l’importanza della posta in gioco: i terminal del carbone di Savona. Che è poi quel carbone che alimenta la cockeria di Cairo, numerose industrie del Nord Italia e soprattutto la centrale Tirreno Power di Vado: un impianto da 660 megawatt che, in futuro, arriverà a produrne 1.420. Al centro della contesa il terminal carbonifero del porto di Savona.

 

Doveva cambiare proprietà, per finire nelle mani della società che oggi gestisce l’altro terminal, quello del porto di Vado. Poi una serie di slittamenti dopo la sigla del preliminare (ritardi ai quali le due parti danno ovviamente spiegazioni diverse, anzi, contrapposte) e infine la mossa giudiziaria degli acquirenti: la richiesta di sequestro giudiziario, perché il contratto preliminare sia rispettato evitando che nel frattempo il terminal sia ceduto ad altri.

 

Per capire meglio la portata dello scontro, è opportuno capire chi siano i contendenti, al di là delle società, elle sigle e degli assetti. Alti Fondali fa capo alla Società Funiviaria Alto Tirreno, ossia al gruppo Campostano. Il sequestro giudiziario è stato chiesto (e per ora ottenuto) dalla Estate, società che acquisita dalla Babcock & Brown Infrastructure. È il fondo finanziario australiano che attraverso Tri (Terminal Rinfuse Italia) controlla nel nostro Paese i terminal di Genova, Savona e Venezia.

 

L’altra mattina, martedì, gli avvocati delle due parti si sono ritrovati per il primo round sul ricorso dei legali di Campostano, che chiedono, ovviamente, il dissequestro delle azioni. Anche sul piano legale la contrapposizione è a livelli altissimi ed è un’ulteriore riprova dell’importanza della questione. Per Campostano lavorano ben quattro avvocati dello studio Conte-Giacomini (Giuseppe Giacomini, Alberto Massimo Rossi, Stefano Cavanna e Alberto Torrazza) oltre a Giorgio Schiano di Pepe. Sull’altro fronte, quello di Estate, lo studio Bonelli schiera Matteo Bonelli, Vittorio Allavena e Mario Olivieri.

Al centro dello scontro il mancato passaggio della quota maggioritaria del Terminal Alti Fondali da Campostano a Estate. C’era un impegno preciso, è la posizione di Estate, l’affare era fatto e mancavano solo gli ultimi dettagli. Il contratto preliminare, infatti, prevedeva il passaggio di Alti Fondali ad Estate per il settanta per cento, con un’opzione per l’altro trenta: praticamente gli “australiani” avrebbero portato a casa l’intero piatto.

 

Quel contratto prevedeva però due condizioni: il via libera dell’autorità garante della concorrenza e, soprattutto, il nulla osta dell’Autorità portuale. Che arriva il 22 dicembre 2008. Ma il 18 gennaio di quest’anno la stessa Autorità portuale fa pubblicare sul Sole 24 ore un avviso pubblico sull’operazione: se qualcuno ha qualcosa da obiettare, lo può fare entro venti giorni. A quel punto Estate chiede tempo: concluderemo l’affare solo quando saremo sicuri che non ci siano inciampi.

 

Dopo la pubblicazione dell’annuncio sul quotidiano, l’obiezione però arriva. E si trasforma addirittura, il 18 marzo scorso, in un ricorso al Tar. A porla è Enermar Carbon, società genovese. Tra tutte le contestazioni, una è la più stringente: Estate è titolare dell’intero capitale sociale di Terminal Rinfuse Italia e questa, a sua volta, è concessionaria del terminal carbonifero San Raffaele di Vado. In termini più semplici: se Estate acquisisse anche il terminal Alti Fondali, avrebbe due concessioni identiche nello stesso porto.

 

Diventerebbe di fatto monopolista dei traffici di carbone. E questo la legge non lo consente. Riprendono contatti informali con Estate, ma il quadro è diverso. La proposta di Campostano è ora di vendere solo il quaranta per cento e di trovare nuovi soci. Se ognuno di loro non avesse la maggioranza assoluta nella società, il problema della doppia concessione verrebbe a cadere.

Nel frattempo rimane aperta la questione del Tar. Il 2 luglio Enermar Carbon rinuncia, ma solo a condizione che le quote non vengano vendute a Estate.

 

Le mosse di Enermar sono evidentemente dettate da un diretto interesse nella questione. Partono così le trattative tra Campostano e la Enermar e, quindi, con la Portlog srl di Franco Gattorno, l’ex presidente della Fiera di Genova, per la cessione delle quote. Nei confronti di Estate rimane la disponibilità a inserirla nel nuovo assetto societario, ma solo in minoranza.

 

Estate si impunta. Chiede comunque il rispetto del contratto preliminare. E, per evitare che le quote che ritiene “promesse” nel frattempo possano passare di mano, chiede al giudice il sequestro giudiziario. Per adesso accordato. Davanti al collegio di giudici che adesso dovrà decidere sul dissequestro (o meno) delle azioni, i legali del gruppo Campostano spiegano che l’obiezione sulla doppia concessione è è insuperabile. La legge è chiara, dicono i suoi legali, e la citano: «L’impresa concessionaria di un’area demaniale non può essere al tempo stesso concessionaria di un’altra area demaniale nello stesso porto, a meno che l’attività per cui si chiede una nuova concessione sia differente da quella di cui alle concessioni già esistenti nella stessa area demaniale».

 

Insistono i legali: la legge 84 del 1994, la cosiddetta riforma dei porti, si riproponeva di sviluppare al massimo la concorrenza. Spiega l’avvocato Giuseppe Giacomini: «Il contratto preliminare con Estate non può più avere il suo corso, anche solo per il fatto che rispettarlo porterebbe a una situazione illecita dal punto di vista amministrativo. Il problema della doppia concessione è emerso solo in seconda battuta, ma non si può chiedere il rispetto di un accordo che porti a una situazione fuori dalle leggi e dei regolamenti».

 

Dallo studio Bonelli, che assiste Estate, nessun commento: «Questo contenzioso ha una natura puramente civilistica, in relazione al quale non possiamo fare alcun tipo dichiarazione, visto che la questione è in procinto di essere decisa dal tribunale e s’impone quindi la massima riservatezza».

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 04.09.2009)