Genova scopre le carte della crisi dei container: nel 2008 lo scalo ha perso circa 100.000 teu, pari al 4,8%. «Un calo contenuto – chiosa il presidente Luigi Merlo – viste le moltissime emergenze per cui di fatto abbiamo lavorato 8 mesi su 12». Pesa, soprattutto, il blocco di inizio anno del Vte dovuto alle difficoltà del nuovo sistema informatico. Il 2008 è stato anche l’anno dei sigilli in banchina per l’inchiesta giudiziaria. Ma la vera crisi, questa volta causata soprattutto dalla contrazione della domanda, arriverà nel 2009. Secondo i dati preliminari di uno studio commissionato ad Ocean shipping consultant, il porto di Genova perderà quota anche nel 2009, scendendo sotto il livello di un milione e 600.000 teu (1.594.000 la previsione), per poi risalire un poco nel 2010, a 1.657.000, dato comunque di molto inferiore a quello di fine 2008.

 

Le tabelle sono state presentate ieri a Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale, durante un incontro che battezza – con soddisfazione degli operatori – l’apertura di un tavolo permanente per il futuro dello scalo e che si articolerà in diversi appuntamenti aperti alle diverse categorie.

Ieri toccava a spedizionieri, agenti marittimi e terminalisti. In circa una trentina hanno varcato il portone di Palazzo San Giorgio: c’erano i vertici delle associazioni categoriali ma anche rappresentanze di singole società che operano a Genova, tra cui l’israeliana Zim e la danese Maersk.

Merlo ha illustrato i principali dossier su cui l’Autorità portuale è impegnata – dragaggi, tombamenti a Calata Bettolo e Ronco Canepa le grandi infrastrutture la cui realizzazione è in agenda – e ha auspicato il ricompattamento di una comunità portuale spesso incline alle liti intestine: «Il passo più importante da compiere è quello di ricreare una comunità portuale che lavori in base a un nuovo sistema di regole condivise».

Ma tiene banco soprattutto l’analisi dei traffici e – nel giorno in cui incredibilmente un’intera compagnia armatoriale chiude i battenti perché non conviene più trasportare container – da più parti è stata considerata eccessivamente ottimistica la previsione di Ocean shipping consultant, comunque una delle società di consulenza più accreditate del settore.

«Magari i dati fossero alla fine veramente questi – commenta l’armatore Ignazio Messina – la mia impressione è che non siamo ancora arrivati a toccare il fondo e vi sono molti segnali che indicano un peggioramento. Ma siamo contenti di questo incontro che è stato costruttivo: in Autorità portuale si respira aria nuova, aria di responsabilità. Siamo usciti dal porto del clientelismo. Con senso di responsabilità .da parte di tutti – come c’è oggi – si possono superare queste difficoltà». «Solo ad aprile avremo una misura precisa della crisi – avverte Giovanni Cerruti, presidente Assagenti -. Sarà in quel momento che si potranno fare stime più precise anche sul futuro».

Tra gli intervenuti Roberta Oliaro, presidente Spediporto, ha sottolineato l’esigenza di approntare una carta dei servizi dove ogni operatore si impegna a fornire servizi sicuri e in tempi certi agli altri soggetti della catena logistica: «Anche noi imprenditori dobbiamo prenderci le nostre responsabilità nel buon funzionamento della macchina portuale».

Marco Donati, general manager di Coscon Italy, ha sottolineato la permanente opacità dei processi decisionali e la difficoltà a confrontarsi con le multinazionali: «Non abbiamo ancora imparato che oggi qui a Genova non ci sono solo i genovesi, ma manager di tutto il mondo che hanno difficoltà a districarsi in discussioni troppo spesso localistiche. Essere poco trasparenti vuol dire non farsi capire, e non farsi capire vuole dire essere guardati con sospetto dai manager dei grandi gruppi».

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it)