Dal 26 gennaio è stato introdotto dalle dogane statunitensi il regolamento Isf (Importer security filing), detto anche “10+2” (se ne parla in questo numero del Journal of Security su “News Usa”, nella colonna a sinistra). Il Journal ha chiesto a Roberta Oliaro, presidente dell’Associazione spedizionieri del porto di Genova, un parere sulla nuova procedura, che dovrà essere seguita dagli operatori italiani che inviano merce negli Stati Uniti.
Che novità importanti comporta per lo spedizioniere l’introduzione del 10+2?
“La novità principale è la compilazione di un format elettronico che deve essere inviato alla dogana americana, presso cui ogni importatore viene registrato; per ogni spedizione, con la compilazione del format si ottiene un numero di Isf che deve essere inviato a destino 48 ore prima della partenza della nave oceanica, inserendovi una serie di commenti e dati di spedizione. La responsabilità  nei confronti della dogana Usa rimane comunque dell’importatore. Molti dati venivano già prima trasmessi con il sistema Ams (Automated manifest system), se ci sono costi maggiori per l’introduzione dell’Isf questi vengono pagati dall’importatore”.
Ci sono particolari criticità che gli operatori italiani vorrebbero che fossero corrette per rendere più efficienti le misure introdotte in questi anni, sia in termini di sicurezza, sia per rendere migliore il flusso delle merci?
“Per quanto riguarda l’export penso che la richiesta di fare verifiche scanner, dotando i terminal della strumentazione adeguata (non uno scanner solo come a Genova) possa contribuire nei controlli e nella velocità, limitando maggiormente le verifiche fisiche della merce in uscita”.
Gli spedizionieri sono preparati e attrezzati per rispondere all’introduzione di queste procedure? è necessaria una formazione di aggiornamento specifica?
“Come al solito ci adeguiamo ai desiderata altrui. Penso che le case di spedizione globali si siano tutte dotate di strumentazione informatica adeguata che ha di conseguenza comportato un training al loro interno. Forse chi non ha potuto dotarsi di sistemi elettronici diretti ne ha risentito di più, in quanto le informazioni devono essere comunque fornite all’importatore e non essere supportati elettronicamente comporta maggiori disagi. Il rischio è che queste nuove procedure pesino unicamente sulla nostra categoria. Nonostante gli investimenti anche ingenti che gli spedizionieri fanno sull’informatica per adeguarsi alle procedure richiese, il mercato resta ostile ad accettare un adeguamento dei prezzi dei servizi, che invece sarebbe giustificato applicare nei confronti della committenza”.
Al momento dell’applicazione delle procedure, l’amministrazione americana dimostra competenza o potrebbe svolgere un servizio migliore?
“Isf è un ulteriore tentativo di avere una codifica di tutti gli importatori, per sapere esattamente chi, che cosa, da dove proviene la merce sul suolo Usa. Penso che sia troppo presto dare un giudizio su una procedura molto simile a quella già presente dell’Ams. Con l’Isf viene fornita anche l’indicazione di dove il container è stato caricato, non solo dell’esportatore. Un vantaggio è che con l’Isf la dogana americana non blocca il carico, come invece può avvenire con l’Ams”.