Ora c’è anche l’ufficalità: è partita alla volta di Roma la lettera con cui Comune e Provincia di Genova, Regione e Autorità portuale chiedono al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di ridiscutere l’accordo per Cornigliano stipulato nel 1999 e rivisto nel 2005. «Abbbiamo mandato la lettera- ha confermato ieri il governatore Claudio Burlando – in cui chiediamo di fare il punto sul patto, c’è necessità di una riflessione che deve coinvolgere anche il soggetto privato», e cioè, il gruppo Riva. Parlare di spazi da rivedere? Non è tabù per Burlando, nonostante la contrarietà di Riva. Giulio Gorelli, nel 1999 direttore generale di Palazzo Chigi, è l’uomoche il governatore vedrebbe bene ad occuparsi del dossier.

 

Ma quali sono i punti che oggi fanno dire agli enti locali che l’accordo è da ridiscutere? Essenzialmente quattro: questione di aree, questione di tempi, questione di soldi e di occupazione. La suddivisione delle aree, innanzitutto: all’Autorità portuale dovevano essere consegnate 144mila metri quadrati (erano 300.000 nella prima stesura del patto) per attività «logistico portuali». Di questi 144mila, però, ora si parla di destinarne parte al fangodotto, parte ai cantieri per la gronda, altri sono già stati utilizzati per la strada a mare. Malcontati, sono 30mila metri quadrati in meno. Ma anche sugli altri ci sono poche certezze, e qui entra in campo la questione dei tempi.

 

Entro luglio si era previsto che la bonifica fosse finita e, previo accordo mai arrivato, le aree venissero riconsegnate all’Authority. Ora quelle aree sono in parte in mano ad Aldo Spinelli, che non vuole sgomberare e giusto ieri ha ribadito che è disposto a pagare la penale, pur di restare sui suoi 72.000 metri quadrati. I restanti sono in parte riconsegnabili, ma in altra parte ancora da bonificare. Come quelli dove sorgeva la cokeria, 30mila metri quadrati, che non saranno liberi prima di due anni. Anche una volta liberate le aree, tuttavia, difficilmente l’Autorità portuale potrà infrastrutturarle perché c’è il problema dei soldi.

 

I 70 milioni che erano dovuti all’Authority dal governo non arrivano, c’è aperto un contenzioso al Consiglio di Stato e ora Burlando propone: «Veniamoci incontro, a Roma potremmo proporre che questi soldi vengano riconosciuti nel corso degli anni». Ultima questione, ma forse è la più importante, il lavoro. L’obiettivo del piano industriale per cui effettivamente Riva ha investito quasi 800 milioni indicava un’occupazione a regime di 2.200 persone mentre gli attuali impianti non danno lavoro a più di 1800 unità secondo l’azienda, 1.600 se va bene dicono i sindacati. I lavoratori in cassa integrazione straordinaria, inoltre, dovevano rientrare al lavoro nel 2009. Sono cinquecento. Una proroga è già stata concessa per un anno, ora c’è la richiesta di un nuovo slittamento. A Cornigliano, insomma, più di un numero non torna.

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 03.07.2010)