Giovedì prossimo a Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale genovese, arriveranno almeno due buste per la gara del Multipurpose: una recapitata da gruppo Gavio e gruppo Messina, l’altra da Grendi (famiglia Musso) e la Derna di Aldo Spinelli. Probabilmente, saranno queste anche le due uniche offerte, anche se sino alla fine non si possono escludere colpi di scena.

 

E allora corsa a due per il terminal più tormentato del porto di Genova: una volta regno della Compagnia unica, poi “spezzettato” tra mille soggetti privati, quindi teatro dell’inchiesta giudiziaria più scabrosa degli ultimi anni a Genova, oggi in sospeso tra ricorsi giudiziari e una auspicata nuova ripartenza.

 

Dopo la decisione dell’Autorità portuale di Luigi Merlo di cancellare con una nuova gara le concessioni assegnate dall’ex presidente Giovanni Novi che hanno scatenato l’inchiesta porto, è arrivato il momento delle candidature. Scadono infatti giovedì prossimo i termini per la presentazione delle domande per avere assegnati gli spazi nei prossimi 35 anni.

 

Una gara che cambia gli assetti di potere sulle banchine genovesi e che, nelle intenzioni dell’Autorità portuale, dovrebbe permettere a Genova di chiudere una (brutta) stagione fatta di accordi sotto banco, concessioni assegnate con criteri poco chiari e scarsa presenza – come conseguenza – di società competitive sui moli. Per segnare questa svolta, la nuova gara prevede, tra l’altro, la possibilità per i terminalisti di proporre l’ampliamento – a proprie spese – del terminal attraverso il tombamento della specchio di mare tra Ponte Canepa e Ponte Libia.

Ma la strada non è facile: sul Multipurpose pesa appunto un’inchiesta giudiziaria che deve fare ancora il suo corso e la crisi mondiale sta congelando un po’ in tutto il mondo i progetti di investimento dei grandi gruppi internazionali. Due fattori che rischiano di tenere lontano i grandi global carrier da questa gara, almeno come partecipazione diretta. E tuttavia, visto che stiamo parlando di un grande polo terminalistico su cui l’Autorità portuale vuole convogliare traffici pari a 350.000 teu l’anno, le due cordate dovranno gioco-forza appoggiarsi alle grandi compagnie di linea internazionali al momento di presentare le loro proiezioni di traffico per avere assegnata l’area.

 

La gara vede partecipare tutti i soggetti che, già oggi, occupano aree al Multipurpose per effetto delle concessioni rilasciate da Novi (vale per gruppo Gavio, Messina e Spinelli) e ri-assegnazioni successive conseguenti l’inchiesta della magistratura (gruppo Grendi). Un quadro ingarbugliato che gli imprenditori Musso e Spinelli avevano proposto di risolvere con una grande alleanza che tenesse insieme tutti i soggetti già presenti al Multipurpose per presentare una sola domanda per la nuova gara.

 

L’accordo sulla divisione delle aree però non c’è stato, di qui la presentazione di due domande e il conseguente rischio, a partire da giorno dopo l’assegnazione, di nuovi ricorsi giudiziari e conseguenti battaglie legali, la vera piaga degli ultimi dieci anni del porto di Genova.

 

Nessun commento, al momento, dai diretti interessati. Che giocano entrambi, ovviamente, per vincere. Sulla carta, il raggruppamento più forte è quello che fa capo al gruppo Gavio e a Messina: hanno più capacità di investimento e ovvie sinergie sul lato nave (Messina è prima di tutto un armatore) così come sul lato terra con gli investimenti di Gavio su tutto il settore della logistica, in primis i retroporti.

 

Ma, d’altro lato, il raggruppamento che tiene insieme la famiglia Musso (il ramo genovese che fa capo a Grendi, per essere più precisi, anche loro armatori, anche se più piccoli dei Messina) e Spinelli potrebbe tirare fuori il classico coniglio dal cappello affidandosi ai traffici portati da uno dei grandi armatori con cui il presidente del Livorno intrattiene rapporti commerciali, come la tedesca Hapag Lloyd o i francesi di Cma-Cgm.

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 08.01.2009)