Nel 2009 abbiamo raggiunto un fatturato del 30% in meno, ma non abbiamo licenziato nessuno né fatto ricorso alla cassa integrazione. Almeno per ora». Chi parla è Anna Ummarino, vice presidente della sezione cantieristica dell’Unione degli Industriali di Napoli e ad della Nuova Meccanica Navale – Abbiamo un organico il cui 70% è altamente specializzato – continua Ummarino -. Questo significa che, con una cantieristica quasi scomparsa negli anni Ottanta, abbiamo investito molto sulla specializzazione formando direttamente il nostro personale.

 

Il nostro organico, composto da 80 persone, ha un’età media sotto i 40 anni. Una grossa ricchezza per l’azienda, ed è per questi valori che cerchiamo di resistere. La cantieristica napoletana c’è – afferma convinta -. E se si comincia a uscire dalla crisi e il mercato si riprende, Napoli può giocare un ruolo importante perché abbiamo capacità tecniche e professionalità da vendere, che vanno conservate e valorizzate». Le fa eco Antonio Palumbo, presidente del gruppo cantieristico presso l’Unione industriali, oltre 40 aziende operanti in porto, un fatturato annuo di 180 milioni, 2.000 addetti con l’indotto.

 

Palumbo ha chiesto alle istituzioni una maggiore attenzione alle problematiche della cantieristica: «Non vogliamo finanziamenti, ma chiediamo la razionalizzazione delle aree e delle infrastrutture del porto di Napoli per poter lavorare meglio e attrarre quelle navi che oggi, per mancanza di strutture adeguate, si rivolgono altrove. Dall’Ue vogliamo politiche di sostegno quali la defiscalizzazione degli investimenti e iter burocratici più veloci e meno contorti che rappresentano un costo enorme per le nostre attività. La competizione è enorme – continua Palumbo -. I Paesi emergenti usufruiscono di un costo del lavoro molto inferiore al nostro, ma anche di politiche di sostegno da parte dei loro governi.

 

In questa situazione noi siamo perdenti». Soluzioni? «Per poter fronteggiare una competizione sempre più agguerrita – risponde Ummarino – è indispensabile la fruizione dei bacini di carenaggio. Il bacino 3 è una essential facility, non duplicabile e i servizi pubblici, per definizione, devono essere utilizzati da tutti. Senza che ci sia abuso di posizione dominante da parte del gestore. La recente decisione dell’Antitrust ne ha sancito l’abuso e ha reso il provvedimento immediatamente esecutivo. Questa affermazione di principio è per noi estremamente importante.

 

Nel passato siamo stati penalizzati e costretti a portare le navi in altri bacini: Genova, Messina La Spezia. Spetta ora all’Autorità portuale fare rispettare quanto stabilito dall’Antitrust. Sono convinta, infatti – continua Ummarino – che la certezza delle regole è la base essenziale per ripartire. Con i bacini fruibili da tutti, prenotazioni in tempi adeguati e tariffe chiare, le riparazioni navali possono far fronte alla concorrenza che pur è ben presente in Mediterraneo. È inimmaginabile – continua l’ad di Nuova Meccanica Navale – con la crisi in atto fermare una nave e non fare bacino. Le riparazioni devono essere fatte secondo le regole del registro. Il Mediterraneo è baricentrico. E allora mi domando: Gioia Tauro è un porto hub. Allora perchè Napoli non potrebbe fungere da naturale polo di riparazioni? Non solo per Gioia Tauro ma anche per l’intero Nord Africa?»

 

Certo, tutto questo non basta. «Bisogna creare quell’aggregazione che a Napoli manca, così come è necessario realizzare un contesto adeguato magari prendendo esempio anche da altri porti». Tornando al piano di riordino della cantieristica del 2001 «L’unico risultato ottenuto è il rinnovo della concessione trentennale ai Cantieri del Mediterraneo. Il piano era nato come una delibera programmatica che, ahimè, si è fermata a un unico step. Se si fosse attuata nei tempi prefissati, tutti sarebbero stati tutelati».

 

(da: lavvisatoremarittimo del 10.02.2010)