Si è tenuto a Brindisi l’incontro biennale dei Propeller Club italiani. Il Propeller Club, in tutte le 22 sezioni del Paese, offre spunti di riflessione dal 1922, anno in cui fu fondato a New York. La convention nazionale si è articolata in tre momenti in cui sono stati analizzati i temi su consenso, realizzazione e gestione delle infrastrutture portuale. Si è passati cioè, dall’esame dei modi per costruire nuove opere portuali a quelli per gestirli. Il “caso Trieste” è stato analizzato insieme ai dirigenti di Unicredit che, sullo scalo, hanno presentato un progetto totalmente privato. Alla Convention nazionale sui problemi portuali si sono contrapposti due strategie nazionali relative ai “corridoi” tirrenico/adriatico. Il professor Maurizio Maresca ha sottolineato che il sistema portuale italiano sta vivendo una crisi forte per quanto riguarda la programmazione delle infrastrutture a tal punto che stiamo rischiando di rimanere fuori dalle connessioni trasportistiche mondiali. Il professor Maresca, esperto di politiche dei trasporti, docente di Diritto europeo dei trasporti, Vice presidente della Unicredit Logistic, è partito dalla premessa che “occorre che si creino nei due corridoi più importanti per l’Italia, al massimo due basi terminalistiche competitive con i porti del Nord Europa e servite da strutture di eccellenza, specie da quelle della modalità ferroviaria”. Dopo tanto studio ed analisi a livello italiano/europeo, dopo numerosi confronti di validità industriale – economica sui tavoli ministeriali, si è giunti ad un punto di non ritorno e Maresca ha sottolineato la necessità di una politica di sviluppo mirata, non basata su campanilismi fra autorità portuali e soprattutto non basata sull’”antieuropea ridistribuzione del traffico”. Poi è passato ad affermare che è tempo di realizzare infrastrutture che stanno sulle direttrici di traffico e che generano traffici; soprattutto perché generano lavoro ed occupazione e principalmente evitano di isolare aree portuali/marittime del nostro Paese, con perdite economiche forti che inevitabilmente si riverseranno sui nostri giovani. Tre punti strategici ha ricordato Maresca: aprire il mercato per liberalizzare i traffici; cioè avere il coraggio di sopprimere le miserie di alcune realtà portuali fuori mercato; porti costruiti con i soldi pubblici, dove nessun vettore marittimo è interessato non servirà a quel territorio e regione marittima; costituire un settore, all’interno dell’Autorità di Garanzia, per regolamentare uniformemente tariffe e concessioni in tutte le realtà portuali italiane; regole chiare e trasparenti per tutti; una riforma della legge sulla portualità italiana più ancorata verso i traffici e meno burocrazia. Su questa linea, ha ricordato che Unicredit ha scelto Monfalcone (corridoio adriatico) per le sue caratteristiche infrastrutturali e per la coesione del territorio ed per questo che Unicredit non può aspettare le valutazioni ministeriali in eterno. Se si investe su una progettualità dei denari, si ha anche il diritto di una risposta positiva/negativa che sia. Il dibattito è stato ampio e costruttivo su tutti i fronti. Per creare nuova portualità, oggi, le infrastrutture devono stare dentro i traffici marittimi internazionali, tenendo presente, diciamo noi, anche la crisi che il Mediterraneo sta attraversando. Un punto di vista che aveva affrontato anche il comandante Mariano Maresca, presidente nazionale del Propeller Club. “L’evoluzione mondiale – precisa Maresca – non sfiora l’Italia che invece resta ferma di fronte ad ampliamenti e modernizzazioni degli altri porti. Il governo è l’unico in grado di invertire questa tendenza con energie, fondi e con l’aiuto della legislazione”. Nella stessa giornata è intervenuto il Presidente del Propeller Club di Milano, Riccardo Fuochi su “L’esperienza gestionale delle infrastrutture logistiche dell’entroterra”. Fuochi ha messo in luce come il ciclo logistico di un capo d’abbigliamento rappresenti un valore aggiunto estremamente elevato e come 10 metri k di magazzino possano dare lavoro a 50/60 persone. Fuochi ha poi sottolineato la necessità di far diventare l’Italia il centro logistico d’Europa chiedendo: scelte strategiche per individuare porti ed aeroporti principali, collegamenti efficienti e diretti con le piattaforme logistiche, semplificazione delle procedure burocratiche, migliore dislocazione ed utilizzo degli Interporti. La discussione sul tema “La realizzazione delle nuove infrastrutture” ha concluso la terza sessione della Convention. A partecipare al dibattito, dopo gli interventi nelle due sessioni di ieri, c’erano il sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, il capo struttura tecnica del ministero Ercole Incalza e il presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici Francesco Karrer.