Una nuova generazione di centrali elettriche galleggianti che producono energia verde: è questo il progetto denominato Tritone e presentato a Palazzo Tursi di Genova dal Gruppo Europam. Nata come soluzione tecnologica innovativa per la produzione di energia elettrica e termica da boifuel, ricavato da coltivazioni no-food, la barge Tritone può essere posizionata a qualche miglio dal litorale, nella foce dei fiumi o come proposto per Genova anche in ambito portuale grazie al ridotto impatto visivo, rendendo possibile soddisfare i bisogni primari di energia elettrica della città. “Il progetto del Gruppo Europam si sposa pienamente con la filosofia dell'Associazione Genova Smart City di cui infatti è socio sin dall'inizio. La “chiatta” è veramente smart: non soltanto per la produzione di energia da fonti estremamente rinnovabili, ma anche per la flessibilità di posizionamento che la inserisce in un contesto di pianificazione integrata. Sono anche progetti come questi che la città sostiene nel percorso Smart City, perchè l'iniziativa delle imprese dovrebbe portare alla creazione di posti di lavoro contribuendo ulteriormente alla trasformazione di Genova in città intelligente non solo come immagine ma anche con azioni concrete” ha affermato il Vice Sindaco di Genova Paolo Pissarello. “Abbiamo scelto di presentare il progetto a Genova – spiega Michele Costantino, amministratore delegato di Europam – perchè in questa città, candidata al ruolo di “Smart City”, l'Autorità Portuale ha avviato l'iniziativa 'Green Port', che ben si coniuga con la filosofia di Tritone”. “L'idea della centrale elettrica galleggiante – prosegue Costantino – si inserisce nel contesto dell'elettrificazione delle banchine per la fornituta di energia 'verde' per le grandi navi che attraccano a Genova. Le navi potranno così 'spegnere' i generatori elettrici di bordo”. Tali generatori sono infatti mantenuti in rotazione da motori che, progettati per la propulsione in navigazione, hanno emissioni regolate dall'IMO (International Maritime Organization) con parametri superiori rispetto a quelli fissati per le emissioni delle centrali elettriche, ai quali si attine invece la centrale elettrica galleggiante Tritone. “Lo styling del Tritone risponde a molteplici esigenze, apparentemente contrastanti” spiega Aldo Cichero, che ha guidato il gruppo di progettazione. “Da una parte si propone l'impiego del barge Tritone in acque aperte, ovvero in una situazione tipica dei paesi in via di sviluppo che non sempre dispongono di adeguate infrastrutture marittime, e con caratteristiche tali da sostenere con daqnni minimi eventuali minacce quali attentati. A queste esigenze si risponde con la possibilità di assetto variabile che consente di ridurre al minimo la parte emersa esposta ai marosi, con il particolare profilo delle fiancate, e con il doppio scafo. Dall'altra parte la barge Tritone può essere impiegata nelle acque portuali dei paesi industrializzati, dove si deve fare ridotto uso di spazi già congestionati e dove si deve ridurre l'impatto ambientale anche visivo: da qui l'ennesima compattezza del mezzo. L'avanzata progettazione strutturale consente una notevole rigidità pur garantendo volumi interni adeguati per ospitare i gruppi motogeneratori, i sistemi di recupero del calore e i sofisticati sistemi per il controllo delle emissioni normate. Inoltre, è prevista un'adeguata colorazione che, a seconda delle situazioni locali, può essere mimetica per fare 'scomparire' l'oggetto o al contrario evidenziarne con particolari colorazioni artistiche la valenza estetica”. Il sistema Tritone è costituito da componenti distinti, a “modulo”. A differenza di altre centrali galleggianti, inoltre, l'impianto di generazione non è costruito sopra la base di appoggio di un pontone, ma all'interno di una struttura navale autoportante concepita ad hoc. “L'investimento complessivo previsto è di 70 milioni di euro. Il tempo di realizzazione va dai 12 ai 18 mesi. L'impianto avrà una potenza di 56 MW. “Per quanto riguarda l'ambito portuale, i vantaggi di una tale operazione sono molteplici” afferma invece Beppe Costa, presidente e amministratore delegato di Costa Edutainment e amministratore delegato della Saar Depositi Portuali. “In primo luogo, è necessaria una superficie ridotta dello specchio acqueo in ambito portuale: circa 3.000 metri quadrati contro gli oltre 50.000 mq di superficie necessari per un impianto terrestre convenzionale. E' stato ipotizzato di collocare la piattaforma ormeggiandola alla diga foranea, a Levante del cosiddetto dente in ingresso al canale di calata Bettolo, in modo che sia collegata con condotte sottomarine al deposito oli vegetali Saar per l'approvvigionamento del bio fuel. Tritone fornirà all'Acquario, oltre all'acqua calda, anche una quota parte di energia elettrica 'verde' a media tensione”. Anche l'impatto ambientale per la logistica di approvvigionamento del bio fuel – oltre al modesto impatto visivo – sarà contenuto: 'l'ultimo miglio' dal deposito costiero del bio fuel alla 'centrale galleggiante' si effettua con pipeline o bettolina. Il ripristino del sito a fine esercizio, infine, si limita al rimorchio della barge presso il cantiere navale, che provvederà alla sua demolizione.