Il gruppo privato Sanko Steamship (Sanko Line), quarto nella graduatoria dello shipping giapponese, ha chiesto al tribunale di Tokyo di poter accedere ai benefici dell’amministrazione controllata. La decisione è giunta dopo il fallimento di lunghe trattative con i creditori. Il debito aziendale ammonta a 155 miliardi di yen ($ 1,94 miliardi). Già nel 1985 il gruppo aveva dichiarato bancarotta e fatto ricorso all’amministrazione controllata. All’epoca la bancarotta di Sanko risultò la maggiore nella storia economica giapponese del dopoguerra. Il gruppo uscì dall’amministrazione controllata nel 1990. La flotta Sanko è attualmente costituita da 185 navi, di cui più dell’80% a nolo, fra rinfusiere (27), petroliere (46), gassiere, portacontainer e supply vessel. Almeno 70 navi sono in time-charter da compagnie giapponesi, molte altre da noleggiatori internazionali. Altre 30 unità sono in ordine, in parte direttamente ed in parte con impegni di time-charter di lungo periodo. Parecchie navi sono già state fermate per mancato pagamento dei noli o riconsegnate agli armatori. Nei giorni scorsi Sanko ha lanciato un programma di vendita di parte della flotta, con la proposta di cessione di 12 navi esistenti e di 15 contratti per nuove costruzioni. Il Presidente del gruppo, Takeshi Matsui, ha rassegnato le dimissioni, assieme a due dei massimi dirigenti. La carica di CEO è stata assunta da Hisashi Asafuji, e la bancarotta sarà gestita dal management aziendale anziché da liquidatori nominati dal Tribunale.