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Il consorzio GUPC ha proposto una compartecipazione al finanziamento dei costi imprevisti

Sembra avvicinarsi il raggiungimento di un accordo per garantire la prosecuzione dei lavori di allargamento del canale di Panama che dovrebbe comporre le divergenze tra le autorità panamensi e il Grupo Unidos por el Canal (GUPC), il consorzio incaricato dei lavori che è costituito dalla spagnola Sacyr, dall’italiana Salini-Impregilo, dalla belga Jan De Nul e dalla panamense Constructora Urbana. GUPC ha infatti minacciato di non terminare l’opera, il cui completamento è previsto per il 2015, nel caso non vengano riconosciuti costi aggiuntivi per oltre 1,6 miliardi di dollari.
Lunedì scorso, data in cui GUPC aveva minacciato di interrompere i lavori nel caso di un mancato riconoscimento di questi costi extra, il consorzio ha avanzato la proposta di una compartecipazione al finanziamento dei costi imprevisti al fine di proseguire i lavori e garantire il lavoro delle circa diecimila persone che sono impiegate nell’esecuzione dell’opera. Precisando che il consorzio è unito e che ha sempre assunto decisioni unanimi, GUPC ha sottolineato di non richiedere compensi extra, ma il cofinanziamento di costi imprevisti in attesa della decisione dell’arbitrato internazionale. In tal modo – ha spiegato GUPC – le risorse finanziate dall’Autoridad del Canal de Panamá (ACP) saranno interamente coperte da garanzie bancarie e assicurative ottenute dal consorzio in attesa della decisione finale degli arbitri sulla responsabilità delle parti circa le spese impreviste.
Il consorzio ha specificato che i lavori, il cui costo ammonta ad oltre 100 milioni di dollari al mese, ad oggi sono stati completati per il 70% e che tecnicamente nulla impedisce al consorzio di terminarli secondo i piani. L’unico impedimento – ha ribadito GUPC – è la difficile situazione finanziaria che è stata determinata da costi imprevisti intervenuti nel corso dell’esecuzione dei lavori, costi – ha sottolineato il consorzio – che sono stati ampiamente documentati e verificati dall’Autorità del Canale di Panama e di cui GUPC ha chiesto il riconoscimento economico.
«Quindi – ha concluso il consorzio – non c’è alcun dubbio circa l’esistenza di questi costi imprevisti, ma solamente su chi li dovrebbe pagare, l’appaltatore o il cliente. Il mancato raggiungimento di un accordo sul cofinanziamento dei costi imprevisti determinerà un grave ritardo e significherà che i lavori non saranno terminati nel 2015 causando danni a tutte le parti coinvolte. Invece, un accordo consentirà di completare i lavori nel 2015 così come una produzione immediata di ricchezza per tutti i panamensi e l’apporto di benefici significativi a tutti coloro che, confidando che l’ampliamento del canale avvenga nei tempi previsti, hanno realizzato significativi investimenti».
Ieri i rappresentanti del consorzio hanno incontrato l’amministratore dell’Autoridad del Canal de Panamá, Jorge Luis Quijano, il quale, pur ribadendo che i lavori potrebbero essere fermati solo in caso di una mancata corresponsione dei pagamenti mensili per l’esecuzione delle opere, pagamenti – ha evidenziato – che invece sono stati regolarmente onorati dall’Autorità, ha ammesso che la proposta potrebbe fornire una soluzione a lungo termine e permettere la prosecuzione del progetto.