Nel 2017 sono state demolite 835 navi della flotta mondiale, di cui 543 sono state vendute per essere smantellate sulle spiagge dell’Asia meridionale. Lo rende noto la NGO Shipbreaking Platform, piattaforma che riunisce organizzazioni non governative attive nel campo della salvaguardia dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente, in occasione della pubblicazione del proprio rapporto annuale sulle attività di demolizione navale a livello mondiale, in cui precisa che in termini di tonnellate di stazza lorda demolite nel corso del 2017 il totale è stato di 20,7 milioni di tonnellate, di cui 16,6 milioni di tonnellate di stazza lorda demolite nell’ambito della pratica dello spiaggiamento delle navi.
Delle 543 navi demolite lo scorso anno nei cantieri dell’Asia meridionale, 239 navi per 5,98 milioni di tsl sono state smantellate in India, 197 navi per 6,57 milioni di tsl sono state smantellate in Bangladesh e 107 per 4,07 milioni di tsl in Pakistan. Il rapporto specifica che, prendendo in considerazione la dimensione delle navi demolite in quest’area, il Pakistan ha ricevuto le navi più grandi seguito dal Bangladesh, mentre nei cantieri indiani sono state demolite navi di medie dimensioni. Il rapporto specifica inoltre che nel 2017 il governo pakistano ha introdotto un divieto di importazione di navi cisterna a seguito della sequenza di disastrose esplosioni che si sono verificate nel corso dello smantellamento di queste unità tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, esplosioni che hanno causato la morte di circa 30 lavoratori, e di conseguenza si è verificato un aumento del flusso di navi cisterna inviate alla demolizione in India.
Nel rapporto NGO Shipbreaking accusa Germania e Grecia di essere anche nel 2017, così come nell’anno precedente, i maggiori inquinatori avendo inviato le loro navi destinate alla demolizione a cantieri che le smantellano sulle spiagge. In particolare, il documento evidenzia che lo scorso anno armatori e proprietari di navi tedeschi hanno venduto 53 navi destinate alla demolizione, di cui 50 sono state smantellate sulle spiagge, mentre armatori e proprietari di navi greci hanno totalizzato il maggior numero di navi – 51 unità – vendute per essere demolite sulle spiagge dai cantieri navali dell’Asia meridionale mentre solo sei navi greche sono state demolite in altri cantieri con modalità più rispettose della salute e sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente.
Lo scorso anno, inoltre, gli armatori europei di Stati membri dell’Unione Europea e dell’area dell’EFTA, hanno totalizzato oltre un terzo del numero delle navi vendute per la demolizione, ovvero 260 unità, di cui 181 (il 70% in termini di numero di navi e il 40% circa in termini di stazza lorda totale) sono giunte sulle spiagge dell’India, del Pakistan o del Bangladesh. Il rapporto denuncia che delle 181 navi europee spiaggiate, solo 18 stavano ancora navigando sotto una bandiera europea durante il loro ultimo viaggio, mentre 24 navi che in precedenza avevano operato sotto una bandiera europea avevano cambiato bandiera con una bandiera non UE di comodo solo poche settimane prima di essere spiaggiate e demolite.
Il rapporto precisa che nel 2017 le bandiere più utilizzate per le navi nel loro ultimo viaggio erano Panama, Comnore, St Kitts e Nevis, Palau, Liberia e Togo, con le bandiere di Palau, St Kitts e Nevis e Comore che vengono utilizzate quasi esclusivamente da acquirenti di navi destinate alla demolizione. Tra queste, nel 2017 la bandiera delle Comore ha raggiunto il primo posto come bandiera di navi spiaggiate assieme a Panama, bandiera che è però assai più diffusa nella flotta mondiale.
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