Oggi, in concomitanza della presentazione da parte dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) del proprio quinto rapporto annuale al Parlamento tenutasi a Roma presso la Sala della Regina di Montecitorio alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del presidente della Camera, Roberto Fico, la Confetra – Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica ha mosso una dura critica all’ART, sollecitando un superamento o una riforma dell’authority.
«Contavo – ha affermato il presidente della Confetra, Nereo Marcucci, commentando la relazione del presidente dell’ART, Andrea Camanzi – su una qualche forma di riflessione critica e di apertura considerando che le decisioni dell’ART provocano contenziosi sin dal 2015 e che da allora l’Autorità ha perso con varie motivazioni tutti i ricorsi promossi da Confetra e dalle associazioni del sistema confederale. La stessa Corte Costituzionale – ha ricordato Marcucci – gli ha dato torto e come monito nell’ultima sentenza il TAR Piemonte l’ha condannata anche al pagamento delle spese processuali».
Manifestando disappunto per la notizia che l’ART si appellerà ancora una volta al Consiglio di Stato contro la recente sentenza del TAR Piemonte che ha dato ragione a Confetra (il motivo del contendere riguarda i contributi per 19 milioni di euro all’anno che l’ART pretenderebbe dalle imprese private di autotrasporto, spedizione e logistica che non sono servizi regolati, del 9 marzo 2018), Marcucci ha denunciato che tuttavia l’Autorità continua imperterrita contando sul patrocinio gratuito dell’Avvocatura di Stato mentre per Confetra i costi ricadono sulle imprese. «Nel diritto civile se le nostre imprese intasassero i tribunali con cause temerarie – ha sottolineato il presidente della Confederazione della logistica – ne dovrebbero rispondere, l’organo di controllo della spesa pubblica dovrebbe esprimere altrettanta severità su comportamenti omologhi che avvengono nell’ambito della giustizia amministrativa».
«Ancora una volta – ha concluso Marcucci – chiedo un chiaro intervento legislativo: negli altri Stati membri non esistono Autorità simili a quella italiana e il ruolo di garanzia nell’accesso equo e non discriminatorio nei servizi ex monopoli pubblici viene svolto dai Ministeri. In Italia si assiste a una sovrapposizione di ruoli e a duplicazioni di funzioni: il nuovo Parlamento dovrebbe disboscare quei ruoli e quelle duplicazioni e se si confermasse l’utilità dell’Autorità di Regolazione se ne dovrebbe rivedere la norma istitutiva caricandone i costi sulla fiscalità generale».
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