Pitto: «La nostra intenzione è quella di applicare il principio della Trade Connectivity»
Il vento d’oriente che negli ultimi giorni è spirato forte da queste parti portato dalla visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping, con il memorandum of understanding siglato dai governi delle due nazioni per collaborare nell’ambito del progetto cinese della Nuova Via della Seta che ha sollevato aspettative, apprensioni, discussioni nonché preventive illusioni e disillusioni, non ha ancora smesso di agitare le fronde del mondo politico e di quello imprenditoriale italiano, entrambi ancora incerti su cosa Palazzo Chigi abbia veramente sottoscritto, ovvero cosa ci si è impegnati a fare e se ci si è davvero impegnati a fare qualcosa, e se i cinesi sono venuti a portare soldi senza nulla chiedere in cambio o se invece ci siano subdole mire ad appropriarsi di infrastrutture strategiche per i loro commerci più che per i nostri.
Un vento che ancora agita anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, forte però di due antitetiche sicurezze. Intervenendo oggi nel capoluogo ligure all’assemblea dell’associazione degli spedizionieri genovesi Spediporto, Toti ha affermato che gli accordi con la Cina «sono dei bulbi che spero diventino fiori». Dalla brezza primaverile portata da Jinping il presidente della Regione si attende quindi che presto si schiudano petali e sboccino gemme. Ad oriente sorge il sole, ma è da oriente che sale anche l’oscurità. E forse Toti teme che lo spargimento di petali possa, come nella storia sovente è accaduto, possa preannunciare i passi di una tirannide: «questo – si è affrettato a precisare – non vuol dire una cessione di sovranità».
Ha messo le mani avanti pure il sindaco di Genova, apparentemente meno entusiasta dell’intesa firmata pochi giorni fa con i cinesi già allora precisando che da parte italiana non si vende nulla: «non vogliamo lavorare a tutti i costi con i cinesi» – ha detto oggi Marco Bucci nell’ambito dell’assemblea di Spediporto, specificando che la provenienza degli investitori non interessa. Anche alcuni imprenditori sembrano pensarla così: se non ci sono idee univoche sugli scenari geopolitici o strategici, su cui chiunque ha qualcosa da dire, sulle opportunità offerte dalla cinese Belt and Road Initiative (Bri) l’interrogativo è uno solo, ovvero se porterà attività e soldi oppure no.
È evidente che un’associazione come quella degli spedizionieri genovesi non possa non confrontarsi con una proposta come la BRI, valutandone le possibili opportunità e gli eventuali svantaggi. Se la Cina è vista ovviamente come un partner commerciale con cui è doveroso rapportarsi, tuttavia Spediporto sembra preferire un approccio più pragmatico: preparare al meglio il sistema marittimo-portuale genovese e ligure per affrontare i possibili futuri scenari degli scambi commerciali mondiali.
Nella sua relazione all’assemblea, il presidente di Spediporto, Alessandro Pitto, ha ricordato che gli assi portanti del collegamento delle economie nazionali a quella globale sono la “Maritime Connectivity”, la “Port Efficiency” e la “Hinterland Connectivity”, tre asset strategici – ha spiegato – che è necessario riunire nel concetto di “Trade Connectivity”. La nostra intenzione – ha aggiunto – è quella di applicare il principio della Trade Connectivity nella sua triplice espressione potenziandolo con ulteriori elementi: “Automation Technology”, “Digitalization” e “Internet of Things”, il tutto certificabile attraverso una “Kpi Application”. «Vogliamo – ha chiarito Pitto – un concept diverso di portualità che pone al centro la merce e la soddisfazione dei clienti, valorizzando la filiera complessiva dei servizi. Interno a questi nuovi modelli di “connectivity and performing” deve essere però calato un meccanismo di certificazione del porto».
Pitto ha inoltre chiesto a operatori e istituzioni di lavorare assieme ad un “Bold Plane”, un piano ambizioso – ha spiegato – che valorizzi anche la Valpolcevera, la valle attraversata dal viadotto autostradale Ponte Morandi crollato lo scorso agosto, «convertendola ad attività logistiche 4.0»
Se le istituzioni portuali fanno a gara perché gli scali che amministrano siano inclusi nella gigantesca operazione che Pechino ha annunciato cinque anni fa con lo scopo dichiarato di promuovere la cooperazione regionale e rafforzare la cooperazione bilaterale, Spediporto propone piuttosto di preparare i porti italiani, a partire dal quello di Genova, ad affrontare le sfide dell’economia globale, che vengano dalla Cina o da altrove.

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